Il ricercato per la sparatoria in centro città è Cherif C, 29enne radicalizzato di origine nordafricana
STRASBURGO - Le luci di Natale dappertutto nelle strade, gli alberi addobbati a ogni angolo, le bancarelle dei mercatini e i locali pieni di gente che si diverte: uno scenario da fiaba che all'improvviso si trasforma in un incubo da cui fuggire a gambe levate. Strasburgo sprofonda nella paura e da città-bomboniera, meta privilegiata del turismo natalizio, in un attimo si svuota e diventa un deserto di case e locali sbarrati, strade transennate, auto della polizia e ambulanze che corrono nelle strade vuote.
Basta salire sul tram che dal parlamento europeo porta verso il centro città per rendersi conto che qualcosa non funziona. Tutte le linee sono deviate. «Ci sono stati degli spari», dice qualcuno. Il tram si ferma a Place de la Republique: le strade che portano al centro sono chiuse, si può solo uscire ma non entrare. Gli ingressi sono stati transennati e le forze di sicurezza bloccano macchine e pedoni.
Tra le persone che si allontanano in tutta fretta è palpabile l'agitazione, la paura. Tra loro c'è anche qualcuno che ha assistito in diretta agli spari. Cedric racconta all'ANSA di aver sentito nettamente i colpi vicino a piazza Kleber e di aver trovato rifugio in un bar. «Ho sentito colpi di pistola e poi di armi automatiche, probabilmente quelli delle forze dell'ordine, poi c'è stato un movimento di folla e io mi sono messo a correre e sono entrato in un bar».
Florent invece dice di non aver sentito gli spari ma di aver comunque vissuto una situazione «inquietante, terribile: eravamo in un locale, all'improvviso ci hanno fatto tutti scendere al piano di sotto, dove saremmo stati più al sicuro».
Fuori dall'area transennata si accalcano i curiosi. Tutti chiedono informazioni, guardano le notizie sui cellulari o telefonano ad amici e parenti per rassicurarli. Arrivano altre persone: raccontano di un centro storico diventato improvvisamente un deserto, con la gente assiepata dentro i ristoranti, impaurita. La scena cui si assiste da dietro le transenne in effetti è surreale: lunghi viali senza un'anima viva. Il sindaco ha detto a tutti di chiudersi in casa. Ogni tanto passa una macchina con la sirena: stanno ancora cercando qualcuno. Si sente un'ambulanza in lontananza.
Tra gli ultimi a uscire dalla strada chiusa e a fermarsi per raccontare c'è un uomo alto, un norvegese. Preferisce non dire come si chiama: «Ero in un locale - dice - sono uscito ed era pieno di soldati e ambulanze. Ho avuto paura? No, sono stato molti anni in Afghanistan, sono abituato».
I fatti in breve