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LUGANOCala il sipario sul delitto Jacoma: 9 anni a Daniel Binzoni

11.07.11 - 16:35
Si chiude con una mamma che esce dall'aula in punta di piedi, in un silenzio quasi spettrale, il caso Jacoma. La sentenza: nove anni di carcere per omicidio intenzionale con dolo eventuale
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Cala il sipario sul delitto Jacoma: 9 anni a Daniel Binzoni
Si chiude con una mamma che esce dall'aula in punta di piedi, in un silenzio quasi spettrale, il caso Jacoma. La sentenza: nove anni di carcere per omicidio intenzionale con dolo eventuale

LUGANO - Si chiude con una mamma che esce dall'aula in punta di piedi, in un silenzio quasi spettrale, il caso Jacoma. Daniel Binzoni è condannato a nove anni di carcere. Il giudice Marco Villa (nella foto), nel pronunciare l'attesa sentenza oggi pomeriggio a Lugano, non ha avuto dubbi: quanto accaduto la sera del 22 agosto 2009 in un'area di servizio autostradale del Monte Ceneri è omicidio intenzionale, con dolo eventuale. "Anche perché di fronte a Binzoni, allora 24enne, c'era un uomo di 81 anni. Anziano, debole e con un evidente tremolio alle mani".
 
Odio per i gay - Daniel Binzoni se ne sta seduto al suo posto. Camicia bianca e jeans neri. Mani nelle mani. Come lo avevamo visto sin dal primo giorno di questo processo. E chissà cosa gli passa per la testa mentre ascolta le parole di Villa. Lui, da solo con la sua coscienza. Lui e il suo odio per i gay. Lui, tanto fragile da essere incapace di accettare la sua omosessualità latente. Lui e l'immagine di Lindy Jacoma steso a terra. Quell'anziano omosessuale che, quella maledetta sera, aveva tentato un approccio a sfondo sessuale con lui. "La corte ha notato una mancanza di trasparenza generale da parte dell'accusato - dice Villa -. In assenza di testimoni che supportassero le tesi di Binzoni, abbiamo dovuto ricercare i riscontri oggettivi. E in un caso come questo i riscontri oggettivi sono quelli portati dal medico legale". Da qui una serie approfondita di analisi. Il calcio dato da Binzoni a Jacoma, probabilmente con la vittima a terra. La gomitata allo zigomo che il giovane sostiene di avere inferto alla vittima, ma mai provata dal medico legale. E ancora la testimonianza dell'amico che si trovava con Jacoma quella sera. "Una testimonianza che non scagiona Binzoni".  
 
Colpi mortali - Villa si rivolge alla difesa. A Yasar Ravi, avvocato del 26enne di Claro. "Non si può dire che Binzoni abbia agito pensando che Jacoma non potesse morire. Binzoni praticava la thai boxe, era un palestrato. Sapeva della sua forza. Dall'altra parte c'era un anziano. Jacoma gli aveva fatto delle avances di tipo sessuale? Sarebbe bastato mandarlo a quel paese. Una persona senza 'problemi' non avrebbe colpito Jacoma in quel modo". E sull'operato del pronto soccorso dell'ospedale San Giovanni di Bellinzona aggiunge: "Non c'è stato alcun errore. O perlomeno non un errore tale che possa avere messo in secondo piano la vera causa della morte di Jacoma". Sul pentimento di Binzoni poco da dire: "Chi è pentito non va in giro a dire con fierezza di avere gonfiato di botte un anziano. Binzoni non si è pentito veramente neanche dopo l'arresto. E non si può seguire la difesa, che dice che questa non è una morte efferata e che Binzoni non è l'unico responsabile di quanto accaduto". 
 
Percorso terapeutico - L'accusa, sostenuta dal procuratore pubblico Andrea Pagani, chiedeva 10 anni di carcere. La difesa, invece, 'solo', 3. Nella sua sentenza la corte considera tutte le attenuanti del caso per una pena che sarebbe anche potuta essere di 15 anni. L'età di Binzoni, la sua evidente immaturità, il suo passato difficile e l'assenza di una figura paterna, il fatto di avere trascorso un certo periodo di carcere preventivo... "E anche un minimo di collaborazione con le autorità. Così come un certo grado di provocazione da parte della vittima", conclude Villa, annunciando che Binzoni seguirà una terapia ambulatoriale. "In modo che riesca veramente a guardarsi dentro e a capire la gravità di ciò che ha fatto quella terribile notte".
 
 P.M.
 

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