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SVIZZERAImposta ecclesiastica, imprenditore ricorre a Strasburgo

06.04.11 - 14:15
Ti-Press Francesca Agosta
Imposta ecclesiastica, imprenditore ricorre a Strasburgo

SVITTO - Un imprenditore svittese ha annunciato oggi di aver presentato ricorso alla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo contro l'imposta ecclesiastica, cui sottostanno in Svizzera le persone giuridiche in 18 cantoni su 26.

L'imprenditore, titolare di una società informatica, è in rotta con le autorità fiscali del suo cantone dal 2005, quando ricevette due conti di rispettivamente 545 e 99 franchi a titolo di imposta a favore della Chiesa cattolica e di quella protestante.

Dicendosi ateo, l'uomo rifiuta il fatto che la sua impresa sia sottoposta all'imposta ecclesiastica, invocando la libertà di credo e di coscienza garantita dalla Costituzione federale (art. 15). Lo svittese aggiunge che se esiste la libertà religiosa va da sé che le Chiese devono essere finanziate soltanto dai rispettivi membri. L'imposta, sostiene, è un'ingiustizia nei confronti dei non credenti e delle persone che fanno parte di comunità religiose non riconosciute dallo Stato.

Secondo il ricorrente, le imposte versate dalle imprese costituiscono circa un terzo degli introiti delle Chiese, che nel 2007 avrebbero così incassato in tutta la Svizzera oltre 250 milioni di franchi.

Il suo ricorso è stato respinto lo scorso settembre dal Tribunale federale, sulla base di una giurisprudenza seguita da oltre 130 anni. Dal 1878 i giudici federali non hanno mai cessato di affermare che le imprese non possono invocare la libertà religiosa e che sono obbligate a pagare l'imposta ecclesiastica.

Più di 30 anni fa, la Corte europea aveva giudicato irricevibile un ricorso analogo inoltrato contro una sentenza del supremo tribunale di Losanna. Nella sua giurisprudenza, Strasburgo ha sempre sottolineato che gli Stati godono di un ampio margine di decisione riguardo alla regolamentazione sul finanziamento delle comunità religiose.

Neuchâtel e Ginevra sono i soli cantoni romandi in cui il pagamento dell'imposta ecclesiastica è facoltativa. Nel primo cantone il gigante del tabacco Philip Morris ha creato sorpresa l'anno scorso decidendo di non più pagare, il che ha comportato minori entrate di 800'000 franchi per la Chiesa riformata evangelica neocastellana e di 700'000 franchi per la federazione cattolico-romana.

Ats

Foto Ti-Press Francesca Agosta

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