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TICINONuovi stadi: "Cari ticinesi, continuo a non capirvi..."

06.03.11 - 14:29
Edmond Isoz, direttore della Swiss Football League, l'aveva detto più volte: in Ticino serve uno stadio unico per la serie A: "Ma sono 15 anni che sento dire che Sopraceneri e Sottoceneri non possono fare niente insieme".
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Nuovi stadi: "Cari ticinesi, continuo a non capirvi..."
Edmond Isoz, direttore della Swiss Football League, l'aveva detto più volte: in Ticino serve uno stadio unico per la serie A: "Ma sono 15 anni che sento dire che Sopraceneri e Sottoceneri non possono fare niente insieme".

CASTIONE – “Io i ticinesi faccio davvero fatica a capirli. Ormai mi sono messo il cuore in pace”. Sospira Edmond Isoz, direttore della Swiss Football League. Il tema è quello degli stadi di calcio. Stadi per giocare in serie A. Il Bellinzona di Giulini, che già milita nella massima categoria, sembra andare verso la soluzione-Castione (anche se i ricorsi e la questione terreni rappresentano una grossa incognita). L’ambizioso Lugano di Renzetti, che punta all’ascesa in Super League, invece pare andare per conto suo. Si profilano due cattedrali nel deserto nel futuro del calcio ticinese. “E noi della lega non possiamo farci nulla – dice Isoz –. Personalmente trovo inconcepibile che, visti i progetti comuni, non si sia riusciti a comunicare e a trovare una soluzione insieme per avere un unico stadio ticinese per la serie A”.

In molti si interrogano: si va in direzione di un incredibile spreco di soldi e di risorse. E soprattutto, ancora una volta, non si collabora. Adesso per il Bellinzona c’è l’idea Castione, ma diversi paletti. Insomma, il caos. Come spiega questa situazione?

Sono 15 anni che sento dire che Sopraceneri e Sottoceneri non possono fare niente insieme. E lo sento dire dagli stessi ticinesi ogni volta che vengo a sud delle Alpi. Il Bellinzona vuole stare in A. Il Lugano vuole raggiungerlo. Lo stadio unico avrebbe rappresentato una soluzione ovvia. Noi abbiamo detto più volte che saremmo stati disposti a creare un calendario adeguato. In modo che quando una delle due squadre giocava in casa, l’altra andava in trasferta. Evidentemente certe cose sfuggono alla logica.

Quali cose?
Nel calcio capita anche che ognuno voglia pensare solo per sé e che non si riescano a trovare accordi. Capita nel calcio, come nell’economia e nella politica. Dal canto nostro l’importante è che nel futuro prossimo chi gioca in serie A abbia uno stadio conforme ai nuovi standard. Se il Ticino vuole avere due stadi a questo punto faccia pure…

Il presidente del Bellinzona lavora nel ramo della posa dei campi sintetici. Quello del Lugano è addirittura architetto. Nei bar la gente ha sospetti: lei ritiene che eventuali ‘interessi personali’ possano avere pesato sul fatto di non avere instaurato un dialogo costruttivo tra le due società?
Non lo so. E non spetta a me stabilirlo.

Quali rischi intravede all’orizzonte?
Potrebbe accadere che una volta finito il buon momento delle due squadre gli stadi rimangano vuoti. E sarebbe un grosso problema. Sia da un punto di vista finanziario, sia politico.

È davvero così difficile per voi che siete a Berna comunicare con i ticinesi?
Non voglio essere troppo negativo. Negli ultimi anni l’unico vero ‘successo’ che abbiamo ottenuto con i ticinesi è quello legato all’unificazione delle squadre giovanili. Ma abbiamo dovuto fare pressioni, Il fatto è che in Ticino non funziona come in altre regioni. In nessun altro territorio al mondo ci sono così tanti club ambiziosi. Significa che ci sono grandissime potenzialità da voi. Ma attenzione, con il tempo la qualità potrebbe risentirne. Noi in ogni caso non possiamo fare più niente per la questione stadi. La nostra non è una dittatura. Siamo comunque piuttosto stupiti, questo sì.

Patrick Mancini
 

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