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Gran Consiglio - MpS-Partito comunistaAris Martinelli

14.02.11 - 15:23
Aris Martinelli

Sono nato a Bellinzona il 3.12.1988. Ho frequentato le scuole elementari e medie a Giubiasco e conseguito, nell’estate del 2007, l’attestato cantonale di maturità commerciale alla Scuola Cantonale di Commercio (SCC) di Bellinzona. Dopo aver svolto vari stage professionali, frequento l’ultimo anno del  Bachelor in “Filosofia ed Economia” dell’Istituto di Filosofia Applicata in collaborazione con l’Università della Svizzera Italiana. Ho sempre partecipato a vari movimenti sociali (contro la guerra, per i diritti allo studio) e a partire dal 2007 sono entrato a far parte dei giovani del Movimento per il socialismo, partecipando a diverse campagne e manifestazioni.

Come è nata la passione per la politica?
Il mio impegno politico nasce da un sentimento di indignazione verso una classe politica totalmente staccata dalle esigenze e dai bisogni sociali della stragrande maggioranza della popolazione e verso un sistema economico-sociale distruttivo. Credo che oggi sia necessario ragionare al di là delle tradizionali istituzioni. Questo perché esse stesse sono serve di un sistema economico che calpesta quotidianamente i diritti fondamentali dell’uomo. Una nuova e vera democrazia fondata sulla partecipazione attiva di ogni singolo cittadino permetterebbe alla gente di divenire essa stessa artefice del proprio futuro. Una nuova politica, una vera dimensione politica.

Quali sono i temi che le stanno più a cuore?
In generale: la condizione materiale e sociale di studenti e apprendisti, la disoccupazione giovanile e le politiche d’immigrazione.

Quali sono i problemi più urgenti da risolvere in Ticino?
Sicuramente la questione salariale e sociale. I bilaterali si sono mostrati per quello che sono: una liberalizzazione del mercato del lavoro che sfocia in una guerra tra poveri. Un salario minimo legale di 4000.- per tutti i salariati, proposta che il Movimento per il socialismo fece nel 2007, torna oggi d’attualità. Sotto la questione salariale inserisco anche la necessità di combattere la precarietà degli apprendisti attraverso l’introduzione di un salario minimo di 1000.- per il primo anno di apprendistato con un aumento del 30% per i seguenti.
Inoltre, credo sia necessario che la scuola sia accessibile a tutti e che torni ad “educare” e non ad “istruire”. Per assolvere questo compito bisogna contrastare ogni ingerenza nella scuola da parte delle logiche di mercato e evitare qualsiasi misura di risparmio nella formazione. 

Quale il Ticino del futuro che sogna
Sogno un Ticino dove ogni persona  prenda in mano il proprio destino e decida  senza delegare il compito a nessuno,  difendendo la propria dignità e i propri diritti. Sogno un Ticino dove in ogni ambito economico e sociale prevalga la collettività e l’autogestione e non l’individualismo e la gerarchia del potere.  Insomma, sogno l’esperienza delle Officine di Bellinzona moltiplicata all’infinito.

Perché dovremmo votarla?
Per le mie idee che sono l’espressione collettiva di una lista anticapitalista.

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