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LUGANO"All'USI chi fa parte di Comunione e Liberazione è avvantaggiato"

05.10.10 - 11:10
A sostenerlo è un ex studentessa dell'ateneo che rilancia la 'leggenda metropolitana'. Pronta la replica del segretario generale Albino Zgraggen: "Questo problema non esiste. Qui sono tutti uguali".
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"All'USI chi fa parte di Comunione e Liberazione è avvantaggiato"
A sostenerlo è un ex studentessa dell'ateneo che rilancia la 'leggenda metropolitana'. Pronta la replica del segretario generale Albino Zgraggen: "Questo problema non esiste. Qui sono tutti uguali".

LUGANO – “Hanno fatto di tutto per farmi entrare nel loro movimento. E quando hanno capito che non ero disposta a ‘collaborare’, sono stata messa da parte”. Le parole sono quelle di un’ex studentessa di scienze della comunicazione all’USI di Lugano. Il riferimento, invece, è al movimento di Comunione e Liberazione che proprio nell’ateneo ticinese trova diversi esponenti. “Questo mi sta benissimo – dice la ragazza –, ognuno deve essere libero di decidere di fare parte di un gruppo o meno. Il fatto è che ho avuto più volte la sensazione che esistessero studenti di serie A e studenti di serie B. E non sono di certo l’unica a pensarla così. Per colpa di questa storia ho perso delle amicizie. Non riuscivo più a tenermi dentro questa cosa”.

Inizio felice - La ragazza ricorda i primi mesi all’USI come momenti festosi e felici. “Erano tutti gentili con me – spiega –. Mi facevano stare bene, ma la loro insistenza su determinati argomenti mi turbava. Io sono una persona credente, e anche piuttosto praticante. Non ho assolutamente nulla contro la religione, la fede per me è una cosa importantissima. Sono però contraria a certi fanatismi. Ecco perché quando i miei compagni universitari cercavano di coinvolgermi nelle loro attività mi dimostravo sempre restia”. Un atteggiamento ‘fatale’ all’ex studentessa che, stando al suo racconto, si ritrova ben presto isolata. “Probabilmente – riprende – ho anche legato con le persone sbagliate. Non so. So solo che per colpa di questa situazione ho perso una cara amica d’infanzia, che contrariamente a me ha deciso di far parte del movimento. Me l’hanno messa contro. Non mi ha più filato. Un comportamento inammissibile. Incomprensibile. Eppure…”

L’appello - Secondo l’ex studentessa la situazione non è cambiata negli anni. “Ho degli amici che frequentano tuttora l’USI. E ho deciso di parlare perché non è giusto che si vada avanti facendo distinzioni di questo genere. Io ho sofferto parecchio per questa storia”, fa notare. Infine, una riflessione. “L’USI mi ha dato parecchio – conclude –, il livello di istruzione è ottimo. Ma tutto quello che ho ottenuto ho dovuto sudarmelo. Ho l’impressione che non sia per tutti così. Se fai parte di una determinata corrente, sei avvantaggiato. Intendiamoci: la mia non è una frecciata contro i cattolici. Ci mancherebbe. Ne faccio parte anche io e ne sono fiera. Ce l’ho, però, con chi vuole a tutti costi farti il lavaggio del cervello”.

La reazione – Quella sollevata dall’ex studentessa è una questione di cui si sente parlare spesso in maniera ufficiosa. Ma è la prima volta che qualcuno esce allo scoperto sui media ticinesi con una simile storia. Una leggenda metropolitana? Una diceria messa in piedi da correnti anti-clericali? Di certo il racconto della ragazza permette ai vertici dell’ateneo di chiarire una volta per tutte la situazione. Albino Zgraggen, segretario generale dell’USI, non ha dubbi: “All’USI questo problema non esiste. Nessun studente o collaboratore o docente è avvantaggiato a motivo di sue scelte personali o di sue adesioni a forme associative di carattere politico, culturale o religioso. E per quanto riguarda il resto, non compete certo all’istituzione intromettersi in diatribe tra studenti”.

Foto (archivio) Ti-Press

Red

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