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SVIZZERACioccolato proveniente da lavoro minorile: oltre 17.000 firme dei consumatori

28.05.09 - 10:34
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Cioccolato proveniente da lavoro minorile: oltre 17.000 firme dei consumatori

BERNA - Ben 17'826 persone hanno firmato la petizione della DB „Mai più cioccolato svizzero prodotto da bambini“ lanciando in questo modo un segnale forte all'industria del cioccolato. I consumatori criticano però il silenzio  delle due imprese svizzere più grandi in questo settore, ossia Nestlé e Barry Callebaut, che non hanno preso posizione sulle disastrose condizioni di lavoro che vigono nelle piantagioni di cacao dell'Africa occidentale.

"Le preoccupazioni dei consumatori che hanno richiesto maggiore trasparenza sono state quindi ignorate. A conclusione della propria campagna la DB ha chiesto a Chocosuisse, l'associazione svizzera dei produttori di cioccolato, di impegnarsi in modo deciso a favore di migliori condizioni di lavoro nelle piantagioni di cacao".

La petizione - 17'826 firmatari chiedono, assieme alla Dichiarazione di Berna, maggiori informazioni da parte dei fabbricanti di cioccolato sulle condizioni di lavoro nei Paesi produttori di cacao e misure concrete che dimostrino la loro volontà di migliorare questa situazione insostenibile. 6 delle 18 imprese interrogate al proposito non hanno nemmeno risposto, tra cui i due giganti Nestlé e Barry Callebaut (i più grandi produttori di cioccolato a livello mondiale!). La DB ha fatto oggi visita a Berna, accompagnata da 100 conigli di Pasqua, all'associazione svizzera dei produttori di cioccolato. Essa chiede a Chocosuisse di intraprendere, assieme a tutti i suoi membri, dei passi nella direzione di una produzione di cioccolato rispettosa dei diritti umani.

Chi tace e chi parla - 12 altre imprese del settore hanno per contro risposto con lettere più o meno dettagliate alle domande preoccupate delle consumatrici e dei consumatori. La trasparenza verso i consumatori sulle condizioni di produzione è un primo passo importante. L'obiettivo primario rimane in ogni caso il rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori (contadini) nella produzione. Nelle loro reazioni le imprese fanno spesso riferimento al sostegno che già oggi danno a iniziative internazionali per il miglioramento delle condizioni nelle piantagioni di cacao. Di solito si tratta di una partecipazione strettamente finanziaria a progetti che dopo diversi anni si trovano ancora in una fase pilota e che fino ad ora non hanno assolutamente messo freno alla piaga del lavoro minorile.

Due milioni di bambini sfruttati nel cioccolato -  Nell'Africa occidentale circa 2 milioni di piccoli contadini "arricchiscono" ogni anno le multinazionali del settore cioccolatiero per una cifra d'affari di quasi 2 miliardi di dollari. I produttori stessi restano però nella povertà estrema. Queste persone vivono in una dipendenza diretta dal prezzo del cacao sul mercato internazionale, il quale è determinato in gran parte dalle industrie. L'unico fattore su cui i piccoli produttori hanno un certo margine di manovra, è il costo per la mano d'opera. Per questo motivo spesso mandano dei bambini a lavorare nelle proprie piantagioni.

L'impresa Cadbury ha dimostrato poche settimane fa che è possibile cambiare rotta e mirare ad una produzione di cioccolato equa e solidale. Tuttavia, se la maggior parte delle altre aziende svizzere rimarrà impassibile di fronte al problema dello sfruttamento nelle piantagioni di cacao, nel prossimo futuro il nostro cioccolato non sarà conosciuto solamente per la buona qualità, bensì anche per questo lato assai amaro. La DB seguirà anche in futuro le attività dell'industria del cioccolato. L'anno prossimo prenderà contatto nuovamente con le imprese svizzere e informerà l'opinione pubblica sugli ultimi sviluppi in questo settore. 
 

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