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PeopleCurare con la musica, Lucio Gallo: "La medicina tradizionale arriva alle malattie, io alle persone"

29.01.09 - 10:02
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Curare con la musica, Lucio Gallo: "La medicina tradizionale arriva alle malattie, io alle persone"

"La musicoterapia è una modalità di approccio alla persona che utilizza la musica o il suono come strumento di comunicazione non-verbale, per intervenire a livello educativo, riabilitativo o terapeutico, in una varietà di condizioni patologiche e parafisiologiche": questa la definizione teorica della musicoterapia, una disciplina utilizzata sin dal mondo antico in numerose civiltà, ma nata come disciplina scientifica solo all'inizio del XVIII secolo.

Anche in Ticino si sta pian piano diffondendo l'uso di tale tecnica, che troviamo in ambiti completamente differenti l'uno dall'altro: nei centri di benessere, per aiutare le persone a rilassarsi, ad eliminare lo stress, ecc. e negli ospedali, dove la musicoterapia viene utilizzata soprattutto con malati gravi o terminali allo scopo di ridurre il più possibile le loro sofferenze.

Ad ogni modo, nonostante i suoi effetti benefici sulle persone vengano riconosciute da più parti, vi è ancora chi rimane scettico di fronte all'utilizzo della musica e dei suoni per scopo terapeutico, tanto che ufficialmente la musicoterapia non è annoverata tra le tecniche mediche della medicina tradizionale. Al contrario, essa è una disciplina della medicina alternativa, come la naturopatia, l'omeopatia, ecc. "Ma il termine 'alternativo' non mi piace. Io la definirei piuttosto 'complementare', vale a dire in grado di arrivare dove la medicina 'chimica' si ferma": così Lucio Gallo, 36enne comasco che della musicoterapia ha fatto il suo mestiere, tanto da proporla anche in strutture ticinesi.

Com'è nata questa sua professione?
"È nata sicuramente da una passione, perché la musica mi ha sempre accompagnato, fin da piccolo. E così, dopo aver conseguito un diploma superiore, nel 1998 mi sono iscritto al C.E.M.B. (Centro di Educazione Musicale di Base) di Milano, dove ho iniziato gli studi in musicoterapia, conseguendo poi una minilaurea".

Presa la laurea, ha iniziato subito a lavorare?
"Sì, ho subito iniziato a mettere in pratica ciò che ho studiato, anche perché sono una persona molto pratica e credo più al fare che alla grammatica. Per questo motivo mi sono immediatamente buttato, piacevolmente, in questa nuova avventura professionale che ormai svolgo da più di 10 anni, come libero professionista".

E in che ambiti pratica la musicoterapia?
"Io lavoro sia nell'ambito del benessere (curo l'insonnia, lo stress, ecc.) sia in alcuni ospedali, dove mi trovo confrontato con persone in coma o con il morbo d'Alzaheimer. Lavoro anche con i tossicodipendenti o nell'ambito della psichiatria".

Come hai iniziato a lavorare in questi luoghi?
"Inizialmente mi sono proposto io perché quella del musicoterapeuta è ancora una figura semi-sconosciuta. Ma c'è anche chi ora conosce la disciplina. Dunque, se prima ero io a bussare alle varie porte, oggi invece alcuni portoni mi si spalancano davanti di conseguenza".

Come funziona la terapia?
"Ci sono molte teorie sul come fare musicoterapia. Per quel che mi riguarda, io ho deciso di suonare e cantare dal vivo. In questo modo credo di riuscire maggiormente a creare pathos ed emozioni".

Solitamente tiene terapie di gruppo o con singole persone?
"Entrambe le cose, dipende dalle esigenze e dalla richieste. Ma, indipendentemente da ciò, io conosco il vissuto musicale, vale a dire gli interessi, di ogni singola persona, che poi ripropongono durante la terapia, così da riuscire ad arrivare il più vicino possibile ad essa".

Lei è anche compositore...
"Sì. Compongo musiche al pianoforte che utilizzo in certe realtà, come musica di sottofondo, ad esempio quando vi è necessità di rilassamento. Ho deciso di comporre della mia musica non perché sono convinto che sia migliore di altre, ma perché credo sia quella che più mi rappresenti e con la quale dunque riesco ad entrare meglio in empatia con le persone. Ad ogni modo, durante la terapia, come detto suono e canto quella che è la musica preferita dei pazienti, quella che meglio si addice a loro".

Credevo vi fossero musiche particolari per fare musicoterapia...
"Questa credenza è infatti molto diffusa e vi sono anche varie teorie al riguardo. Si pensa infatti che esista un certo tipo di musica, come quella classica o quella new age, che meglio si addice alla musicoterapia. Dal mio punto di vista invece non è tanto il tipo di musica ad essere importante, ma come la si ascolta. Dunque anche i Doors o i Pink Floyd possono diventare terapeutici, basta avere un approccio diverso a questo tipo di musica".

Quali i risultati che riesce ad ottenere?
"Dipende dagli ambiti. Io ad esempio pratico anche musicoterapia per la preparazione al parto e, in questo contesto, 9 bambini che nascono su 10 riconoscono la musica che ha rilassato la mamma durante il periodo della gravidanza. E di conseguenza, tendenzialmente, quelle stesse note rilasseranno anche il bimbo. Per quanto concerne invece le persone tossicodipendenti, ad esempio, mi baso sulla capacità evocativa della musica, vale a dire la sua caratteristica di riuscire a far emergere particolari emozioni, stati d'animo, ecc. Quelle stesse emozioni e quegli stessi stati d'animo che queste persone hanno sempre soffocato facendo certe scelte".

In queste comunità trova consenso, credono in lei e in quello che propone loro?
"Dipende sempre dall'individuo, dalla persona: alcuni tossicodipendenti non hanno assolutamente intenzione di cambiare; altri invece, anche se purtroppo pochi, hanno invece la giusta forza di volontà e molti ne sono usciti bene, rafforzati e migliorati da questa esperienza molto pesante".

Parliamo in modo specifico degli effetti che un suono può produrre sull'individuo.
"In generale, posso dire che tendenzialmente più il suono è acuto e più va a colpire le parti alte, cerebrali, della persona. Al contrario, più è basso (tipo batteria) e più colpisce le parti basse, la pancia, vale a dire l'istinto. Sapendo questo, a dipendenza dell'esigenza della persona che mi trovo di fronte, io propongo un determinato tipo di percorso musicale".

E come si approccia ai suoi pazienti?
"Il percorso parte con l'ascolto. Io infatti utilizzo il suono non solo a livello di 7 note, ma anche a livello di voce. In sostanza, la parte musicale della terapia non inizia subito, bensì prima chiacchiero con la persona, cerco di capire determinate cose, di entrare in sintonia con essa. Infatti anche il suo modo di parlare, il suono che emette, i gesti che fa, ecc. mi fanno capire con chi ho a che fare. Poi parliamo anche della musica che preferisce. Anche in base a ciò infatti si capisce la psicologia di un individuo e da qui le sue aspettative e il modo corretto con il quale approcciarmi ad esso".

Per concludere, a chi consiglierebbe la musicoterapia?
"Beh, io posso dire che la musicoterapia non ha controindicazioni, non può fare male. Essa inoltre, a differenza della medicina tradizionale, arriva direttamente alla persona. Per questo motivo credo che sia indicata per tutti, indistintamente".

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