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CRISI ECONOMICAAlfonso Tuor: "Una recessione di lunga durata? Ipotesi molto probabile"

21.11.08 - 08:27
Alfonso Tuor: "Una recessione di lunga durata? Ipotesi molto probabile"

LUGANO - Che la crisi conomica possa  non essere passeggera ma avere una durata di oltre 10 anni, ne è convinto anche Alfonso Tuor, giornalista finaziario, che illustrando la situazione che si è venuta a creare negli Stati Uniti ha evidenziato come le borse stiano "cominciando a valutare l’ipotesi che questa sia una recessione profonda e di lunga durata".

Cosa intende per lunga durata?
“Si parla di anni. I mercati finanziari dicono che nella seconda metà dell’anno prossimo ci potrebbe essere un abbozzo di ripresa negli Stati Uniti, questi analisti però non sono però credibili perché l’industria finanziaria deve vendere ottimismo per vendere i propri prodotti e tende a prevedere un miglioramento in tempi relativamente brevi per poi rivedere in seguito le proprie previsioni. Sono più credibili le previsioni di altri analisti che parlano di una durata  della crisi di 5-6 anni, altri arrivano addirittura a 10 anni. La crisi è gravissima e ci troviamo alla vigilia di una vicenda che rischia di essere quello che è stato la Lehman Brothers per i mercati finanziari”.

Ossia?
“Il possibile fallimento della General Motors. Nel caso fallisse in pochi giorni fallirebbero anche la Ford e la Chrysler che si trovano in una situazione finanziaria assolutamente simile. Come dei birilli cadrebbero tutte le imprese dell’indotto dell’industria automobilistica americana. Avremmo un crollo economico di dimensioni mai viste nella storia, un crack di tipo finanziario nell’economia reale che coinvolgerebbe migliaia di imprese. Bisogna inoltre ricordare che le imprese in questione si finanziano con le obbligazioni; General Motors ha circa 120 miliardi di dollari nelle casse pensioni, nelle assicurazioni, diversi privati hanno comperato delle obbligazioni di GM. La Ford ha circa 100 miliardi in obbligazioni e anche la Chrysler ha diversi miliardi in obbligazioni. Una situazione che genera una battaglia politica durissima”,

Proprio in questi giorni il governo americano si trova a dover decidere se concedere un prestito alle industrie del settore per scongiurare il loro fallimento oppure no. Il presidente Bush sembra essere contro l'eventuale finanziamento d'emergenza. Vista la serietà della situazione come si spiega questa sua opposizione?
“Quello di Bush è un discorso liberista che si basa sulla convinzione che un conto è salvare le banche ed un altro conto è salvare le industrie. In questo caso Bush ritiene che si debba lasciare fare al mercato. Questo però è un problema grosso perché Obama, che sosterrebbe l’aiuto finanziario, entra in funzione solo il 20 gennaio ed il Congresso deve approvare questo pacchetto. È una questione di tempo che rischia di fare precipitare la situazione. Anche eticamente è difficile spiegare come si possano spendere 700 miliardi, nel caso degli Stati Uniti, per salvare dei traders di New York che guadagnano milioni, e non si sia disposti a stanziare una cifra molto inferiore per salvare circa 3 milioni di operai. Una scelta difficilmente comprensibile sia eticamente che politicamente”.

s. g

 

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