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SVIZZERA / NEPALTra le vittime nessuno svizzero, ma molti mancano all'appello

27.04.15 - 17:09
La situazione sul posto è difficile, soprattutto per quanto riguarda l'accessibilità
Tra le vittime nessuno svizzero, ma molti mancano all'appello
La situazione sul posto è difficile, soprattutto per quanto riguarda l'accessibilità

BERNA - Per il momento non ci sono notizie di vittime svizzere in Nepal. Lo ha dichiarato oggi ai media Ralf Heckner, responsabile del Centro di gestione delle crisi del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). Tuttavia, diverse dozzine di cittadini elvetici, soprattutto turisti e tra questi numerosi alpinisti, mancano all'appello. La situazione sul posto è difficile, soprattutto per quanto riguarda l'accessibilità, essendo il Nepal un paese montagnoso.

La linea telefonica ad hoc messa a disposizione del DFAE ha raccolto ed evaso da sabato oltre 200 richieste di informazione, ha spiegato il diplomatico. Nel Paese sono registrati 124 cittadini svizzeri, la maggioranza dei quali è stata rintracciata.

Oltre una trentina di svizzeri - tendenza al rialzo - ha trovato rifugio nell'area dell'ambasciata a Kathmandu; l'edificio è peraltro alquanto danneggiato dal sisma.

Qui è stato improvvisato un campo con tende dove si tenta di far proseguire il normale lavoro della sede diplomatica. Alcuni cittadini elvetici sono stati curati sul posto per ferite di lieve entità, ma nulla di preoccupante, ha spiegato Heckner, secondo cui "abbiamo avuto fortuna".

La rappresentanza elvetica era pronta per un evento del genere, considerato che il Nepal è una regione ad alto rischio sismico, ha sottolineato l'ambasciatore, dicendosi sollevato del fatto di poter contare sull'aiuto umanitario già sul posto e su 40 anni di presenza nel Paese himalaiano della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC).

Per quanto riguarda la DSC, il personale in loco e quello locale non lamenta vittime. Molti progetti si trovano in zone meno colpite dalla violenza del terremoto. In alcuni casi sono stati però constatati danni.

Team medico a Kathmandu, invio aiuti difficile - Da parte sua, il delegato dell'aiuto umanitario della Confederazione, Manuel Bessler, ha spiegato di attendere per domani mattina le indicazioni del team di 6 persone del Corpo svizzero di aiuto umanitario partito ieri alla volta di Kathmandu con un aereo della REGA per valutare i bisogni sul posto, in ambito medico, idrico e logistico.

Giovedì e venerdì si deciderà quanto materiale inviare: si tratterà soprattutto di tende, coperte, utensili per cucina, ha affermato Bessler. Questi ha più volte sottolineato le difficoltà logistiche inerenti operazioni del genere: l'aeroporto della capitale è piccolo e bisognerà trovare "un buco" in cui infilarsi per poter atterrare, visto che in loco sono presenti già altri Paesi con altre squadre di aiuti. Per l'impegno elvetico la DSC metterà a disposizione un milione di franchi.

L'assenza di un'infrastruttura adeguata è ciò che ha convinto Bessler ad inviare in loco una piccola squadra di specialisti per farsi un'idea delle esigenze, invece di tonnellate di aiuti umanitari che avrebbero rischiato di non pervenire. Vi è il rischio che tutto rimanga bloccato nella capitale, visto che molte strade e ponti risultano danneggiati", ha sostenuto.

Ad ogni modo, una squadra di otto medici partirà col jet del Consiglio federale verso Kathmandu già questa settimana. Saranno incaricati di cercare sul posto un ospedale ancora funzionante con cui collaborare, specie in ambito ostetrico-pediatrico. "Nonostante la tragedia, la vita va avanti - ha detto Bessler - e si continua a partorire".

Speranze limitate di trovare sopravvissuti - In merito all'invio di cani dalla Svizzera per la ricerca di persone, oltre alle difficoltà logistiche e di accesso, Bessler ha fatto notare che si tratta di uno strumento sofisticato pensato per impieghi in città, dove gli edifici sono costruiti in cemento e offrono maggiori possibilità di sopravvivenza poiché, cedendo, si formano delle nicchie o degli angoli dove è possibile per una persona intrappolata sopravvivere.

Nel caso del Nepal, invece, la case sono perlopiù costruite in mattoni. Col terremoto sono collassate, seppellendo tutto ciò che si trovava all'interno; le speranza di uscirne vivi sono ridotte al lumicino, come dimostra l'esperienza sulla scorta del sisma che distrusse nel 2003 la città storica in mattoni di Bam (Iran).

Inoltre, secondo Bessler è ormai trascorso troppo tempo dal sisma. Gli aiuti, per essere efficaci, devono intervenire entro al massimo 48-72 ore dall'evento.

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