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Wild Beasts: sul palco a Lugano con “Boy King”

CANTONEWild Beasts: sul palco a Lugano con “Boy King”

29.07.17 - 06:01
In cartellone oggi alle 22 nell’ambito del Roam Festival di LongLake lo show dei Wild Beasts
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Da sinistra Hayden Thorpe, Chris Talbot, Ben Little, Tom Fleming.
Da sinistra Hayden Thorpe, Chris Talbot, Ben Little, Tom Fleming.
Wild Beasts: sul palco a Lugano con “Boy King”
In cartellone oggi alle 22 nell’ambito del Roam Festival di LongLake lo show dei Wild Beasts

LUGANO - Il gruppo britannico - condiviso da Hayden Thorpe (voce, chitarra, tastiere), Ben Little (chitarra), Tom Fleming (basso) e Chris Talbot (batteria) - porterà a Lugano (Boschetto Ciani) l’ultimo album, il quinto, un concept in questo caso, “Boy King” (Domino Records), dato alle stampe poco meno di un anno fa, il 5 agosto 2016.

Un disco elaborato al di sopra di strutture più aspre, meno levigate rispetto alle risonanze di matrice art/dream pop oriented delle quattro produzioni precedenti. Synth distorti modulano l’ossatura dell’intero album. Sonorità essenziali, ammalianti, servite a dare rilievo al focus del concept che, in dieci tracce (undici nell’edizione deluxe), «narra gli effetti autodistruttivi della mascolinità contemporanea…», mi spiega Hayden Thorpe.

Hayden, potresti approfondire il concetto?

«Il disco raccoglie riflessioni sull’ipermascolinità ostentata da alcune band, da alcuni artisti... Siamo cresciuti negli anni Novanta e già da ragazzini tentavamo di sviluppare le nostre prime idee musicali: le band da cui prendere esempio, e che allora andavano per la maggiore, in pratica, suggerivano di assumere un atteggiamento capace di mostrare una persona assolutamente sicura di sé, forte, indistruttibile… Come sai, ogni ragazzino ha i suoi timori, le sue paure: ricordo che mi chiedevo “Ci riuscirò mai?”... L’album narra tutto questo, dopo avere riflettuto su questo fattore per anni e anni...».

Vuoi fare almeno un esempio delle band o degli artisti a cui ti riferisci?

«Beh, gli Oasis… Se vuoi anche Michael Jackson nei suoi show, nei suoi clip, mostrava un certo tipo di aggressività…».

Cosa vuoi dirmi del titolo, “Boy King”?

«Evoca il percorso, il percorso di un frontman… La metamorfosi da ragazzino a re… La corona che porta, però, giorno dopo giorno, si fa sempre più pesante… Sono convinto che ogni essere umano debba esibire sé stesso, così come le sue scelte… Scelte che, talvolta, possono anche portarlo a perdere qualcosa…».

Quali le maggiori influenze musicali confluite nel disco?

«A livello personale, citerei “The Downward Spiral” (Nothing Records, 1994), il secondo album dei Nine Inch Nails».

Avete affidato la produzione a John Congleton…

«Era da tempo che volevo lavorare con lui. Anche Tommy (Tom Fleming, ndr) lo segue da un po’, in particolare con gli Swans e St. Vincent».

Cosa vuoi dirmi delle registrazioni?

«Si sono svolte molto velocemente, tra le mura dello studio di John - l’Elmwood di Dallas, Texas - ricavato in uno spazio che in passato apparteneva a un centro funerario. In tre settimane, nel gennaio 2016, abbiamo inciso e missato l’intero album…».

Prima di concludere, torniamo all'inizio del nuovo Millennio... Al 2002, quando i Wild Beasts muovevano i primi passi... Quali erano all'epoca i tuoi ascolti?

«A quindici-sedici anni ascoltavo Björk, Jeff Buckley, Marvin Gaye… Poco tempo dopo scoprii i Talk Talk, Kate Bush…».

E oggi, dimmi, qual è l’ultimo disco che hai ascoltato?

«La colonna sonora di “Before The Flood” (“Punto di non ritorno”, Usa, 2016), il documentario diretto da Fisher Stevens sul cambiamento climatico che conta la partecipazione di Leonardo DiCaprio…».

Prevendita: biglietteria.ch

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 


 

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