Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Fanny, che lo scorso mese di maggio ha dato alle stampe il suo secondo album, "Heroes"
MONTREUX (VD) - Parigina, da qualche tempo Fanny vive in territorio elvetico, e non ha scelto una città a caso: «Da due anni abito a Montreux», ci spiega. «Qui si respira musica», aggiunge, riferendosi alla straordinaria creazione di Claude Nobs, il Jazz Festival.
Figlia dell’umorista francese Michel Leeb - a cui ha dedicato il singolo “Daddy Told Me” -, Fanny è cresciuta nell’arte, nella musica, ascoltando, fin da quando ha emesso i primi vagiti, mostri sacri del jazz, del blues, del soul, «come Ella Fitzgerald, Ray Charles e Stevie Wonder».
Nel 2013, dopo avere portato a termine la formazione musicale a New York, pubblica il suo primo album, “Travel” (Bluekind Music), e l’anno successivo l’ep “Arrow” (Bluekind Music). Nel contempo, partecipa all’edizione francese di The Voice e il suo talento la catapulta sui palchi di grandi festival come il Caprices e, inevitabilmente, il Montreux Jazz. Ed è proprio nel corso della sua esibizione a Montreux che viene notata da uno dei più grandi musicisti e produttori di sempre: stiamo parlando di Quincy Jones. Sì, proprio lui...
Jones porta Fanny a Los Angeles e la presenta ad Alberto Bof, produttore italiano di base a Venice Beach. «In due mesi abbiamo lavorato a numerose canzoni e, alla fine, per l’album ne abbiamo selezionate dieci. Io ho curato testi e melodie, mentre Alberto ha lavorato prevalentemente sugli arrangiamenti», prosegue Fanny.
La title-track, “Heroes”, spiega la cantante, «non ha nulla a che vedere con l’omonimo brano di Bowie». «La canzone è dedicata alle vittime e a tutti coloro che hanno vissuto gli attentati di Parigi in prima persona». «Questo, inoltre, è un brano che ho messo a punto con mio fratello minore... Lui vive ancora da quelle parti...».
Nell’album, quindi, dieci tracce in tutto (“Home”, esattamente a metà disco, è uno straordinario duetto con Xriss Jor), in perfetto equilibrio tra pop e soul, guidate da una vocalità ammaliante, che Fanny è in grado di modulare a seconda della necessità.
Ora non resta che attendere una sua performance alle nostre latitudini: «Non so ancora quando, ma spero di portare la mia musica nella Svizzera italiana molto presto».
Info: fanny-leeb.com