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CANTONEDiaframma: Fiumani racconta la sua "Siberia"

30.11.16 - 06:00
Domani sera lo Studio Foce di Lugano ospiterà i Diaframma, gruppo culto della scena post-punk/new wave fiorentina. Abbiamo incontrato Federico Fiumani (voce, chitarra), mente e anima del combo
Diaframma: Fiumani racconta la sua "Siberia"
Domani sera lo Studio Foce di Lugano ospiterà i Diaframma, gruppo culto della scena post-punk/new wave fiorentina. Abbiamo incontrato Federico Fiumani (voce, chitarra), mente e anima del combo

LUGANO - Esattamente trentadue anni fa, con la produzione di Ernesto De Pascale, la band - all’epoca condivisa da Fiumani (chitarra), Miro Sassolini (voce) e i fratelli Leandro (basso) e Gianni (batteria) Cicchi - si apprestava a dare alla luce “Siberia” (Ira Records, 5 dicembre 1984), il primo album, un capolavoro di otto tracce.

Federico, un tour, quello che farà tappa domani a Lugano, in cui i Diaframma riproporranno “Siberia” a livello integrale…

«Sì, la prima parte dello show è riservata interamente a quel disco…».

Come ricordi il concepimento dell’album, il processo di lavorazione?

«“Siberia” è la sintesi di cinque anni di lavoro, durante i quali formalizzammo il concetto di new wave con testi in italiano. È un disco che originariamente doveva essere un mini lp e uscire con Contempo Records e poi, invece, arrivò la IRA, che dette la possibilità a questa produzione di essere conosciuta e ascoltata da un pubblico più ampio. È un album nato a Firenze in una situazione molto viva, con gente che suonava, con etichette, con locali - come il Tenax o il Manila - e con radio che passavano regolarmente musica new wave. Il concepimento della produzione è il risultato, il frutto, di tutto ciò che vivevamo…».

Perché “Siberia”?

«Ci piaceva l’ideologia di fondo della new wave, cioè il discorso dell’indeterminatezza: eravamo tutti tra i 20 e 25 anni e sul da farsi del nostro futuro avevamo di fronte a noi il freddo, una Siberia interiore… Non è che fossimo poprio gente allegra: ci piaceva Rimbaud... Io, poi, oltretutto, vivevo problematiche mie, esistenziali… La musica era l’unica religione, l’unica forma di espressione, che, per me, tra l’altro, aveva anche un valore salvifico…».

E delle registrazioni, cosa vuoi dirmi?

«All’epoca gli studi costavano un sacco di soldi, quindi si fece tutto molto velocemente… Ma credo che il disco suoni bene ancora adesso…».

Quali erano i tuoi, i vostri, ascolti?

«Joy Division, Psychedelic Furs, Echo & The Bunnymen, Bauhaus...».

In settembre è uscito “Siberia Reloaded 2016”...

«Tempo fa ho visto i Television rifare per intero “Marquee Moon” (Elektra, 1977), uno dei miei dischi preferiti in assoluto… E da lì è partita l’idea del tour legato all’anniversario dei trent’anni... Dopodiché, mi sembrava bello fotografare questo momento insieme ai ragazzi con cui da un po’ condivido la line-up dei Diaframma, ovvero Edoardo Daidone (chitarra), Luca Cantasano (basso) e Lorenzo Moretto (batteria): così ho deciso di incidere il disco ex novo, con l’aggiunta di diversi brani inediti, venuti alla luce musicando alcune poesie che scrissi negli anni Ottanta…».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

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