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ITALIA«Non era meglio l'altro millennio?»

26.09.16 - 06:00
Pochi giorni fa è stato pubblicato "1999", il nuovo singolo del progetto Army Of The Universe, che anticipa il terzo album del gruppo, in uscita il 7 ottobre
«Non era meglio l'altro millennio?»
Pochi giorni fa è stato pubblicato "1999", il nuovo singolo del progetto Army Of The Universe, che anticipa il terzo album del gruppo, in uscita il 7 ottobre

MILANO - Strutture electro, alimentate da chitarre ben oleate e distorte. La base ritmica è un motore inarrestabile. Questo è "1999", il brano che anticipa "1999 & The Aftershow" (Metropolis Records/Aou Recordings), il terzo disco di Army Of The Universe, gruppo di base a Milano condiviso da Trebla (Alberto Candiani, dj/tastiere), Lord K (voce) e Davide Tavecchia (chitarre).

Trebla, raccontami lo sviluppo di “1999”...

«"1999" è una traccia da colonna sonora, si ispira infatti al film "Strange Days" (USA, 1995). Per noi le opere visionarie e futuristiche sono sempre grande fonte di ispirazione. La canzone racchiude tutte le nostre influenze, dall’industrial al punk, passando per l'elettronica e il metal».

Quali i vostri ascolti nel corso del processo compositivo della canzone?

«A differenza dei nostri primi due album, ci siamo sentiti più liberi, foccalizzando l’attenzione sul singolo attraverso un percorso più narrativo che musicale».

Vuoi entrare nel dettaglio del testo?

«Descrive gli ultimi istanti del millennio passato. Un 1999 che chiude un’epoca a cui noi siamo forse troppo affezionati. Si tratta semplicemente di esaminare in breve ciò che è accaduto dopo l’anno 2000 e porsi la domanda "Non era meglio prima"?».

Il nuovo album raccoglierà tredici tracce. Cosa vuoi anticipare al riguardo?

«Il concepimento delle tracce è il frutto di un lavoro collettivo di noi tre, mentre la produzione è mia e di Gosteffects, produttore di New York, con cui ho curato arrangiamenti, sound design e missaggio. Una nota di merito va anche al guru del mastering, Luca Pretolesi».

Cosa vuoi dirmi delle influenze musicali confluite complessivamente al suo interno, al di là di quanto hai già citato per il singolo?

«Per quanto possiamo ritenerla la nostra opera più matura, devo riconoscere che la sperimentazione non è mancata affatto. L’elettronica tende a prevalere, ma bassi e chitarre fanno la loro parte, così come la batteria acustica si mescola a beat analogici. Troviamo elementi che spaziano dal suono rave degli anni Novanta alla sub-step più attuale, dal metal alla vera e propria industrial old-school: il tutto coordinato da atmosfere dark-wave».

Chris Vrenna, in questi ultimi due anni, è uscito dal gruppo: cosa è accaduto?

«Chris non è mai stato componente ufficiale della band, seppur co-produttore e batterista ospite in numerose occasioni. Abbiamo preso un’altra direzione, in particolare per il sound designChris rimane tuttavia un caro amico e non è detto che in futuro le nostre strade si non si incrocino nuovamente». 

A breve vi imbarcherete in un tour in Giappone, dopodiché seguirà uno showcase a Milano.

«Purtroppo il mini-tour in Giappone è saltato all’ultimo momento. Ne siamo davvero dispiaciuti, questioni logistiche. Stiamo comunque pianificando un nuovo tour negli Stati Uniti, dove in ogni occasione abbiamo riscontrato un grande successo».

Se non ricordo male, sei nato e cresciuto a Lugano, giusto?

«Sì. A Lugano, tra l'altro, vivono tuttora i miei genitori. Inoltre, è una città a cui sono particolarmente affezionato... Passo spesso, soprattutto quando gioca l'HCL!».

 

 

 

 

 

 


 

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