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Nitro: «Il rap lingua di tutti, grazie a chi ha osato»

ITALIANitro: «Il rap lingua di tutti, grazie a chi ha osato»

12.07.16 - 06:00
Il rapper disco d'oro il prossimo 22 luglio sarà a Roveredo per il Roar-Roré Open Air: «La Svizzera italiana? Terra hip-hop dura e pura»
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Nitro: «Il rap lingua di tutti, grazie a chi ha osato»
Il rapper disco d'oro il prossimo 22 luglio sarà a Roveredo per il Roar-Roré Open Air: «La Svizzera italiana? Terra hip-hop dura e pura»

LUGANO - Nitro, 23 anni compiuti e una vita passata a farsi le ossa a suon di rime nei freestyle con il microfono davanti alla bocca. Il suo secondo album “Suicidol”, uscito l’anno scorso, non è andato bene ma benissimo: in Italia è da poco disco d’oro e i suoi singoli (come “Sassi e diamanti” e “Solo quando bevo”) sono passati in tutte le radio dello Stivale. Dal vivo è una vera e propria furia e lo vedremo presto alle nostre latitudini, sarà infatti al Roar-Roré Open Air di Roveredo (GR) proprio il prossimo 22 luglio, i biglietti sono in vendita su biglietteria.ch.

“Suicidol” è disco d’oro, complimenti! Come ci si sente?

Ne stavo giusto parlando con i miei amici, prima di averlo fra le mani pensavo che ottenerlo mi avrebbe dato una certa sicurezza e invece… dopo una conferma così si aprono cento interrogativi. Non posso farci niente, sono fatto così (ride). Diciamo che ce la soddisfazione di sapere che sto facendo bene il mio lavoro però non riesco a non chiedermi: “E adesso che faccio?”. Almeno per l’estate però proverò a godermela un po’... e basta! (ride)

Non è esagerato affermare che qualche anno fa un traguardo come questo non sarebbe stato possibile, un artista come te con un genere come il rap in Italia. Ormai le regole del gioco sono cambiate e le avete cambiate “voi”, perdonami il pronome, che fate hip-hop come avete fatto?

Intanto ti dico subito che questo parlare di “voi” non mi dispiace affatto, anzi. Personalmente ho molto questo concetto di “squadra” di “noi” che facciamo rap. Abbiamo la nostra diginità e varietà. Come abbiamo fatto a sfondare? Grazie a degli agnelli sacrificali e a dei singoli un po’ accattivanti, sono quelli che attirano nuovi ascoltatori. Oggi si parte dal “singolone” che passa in tv o su YouTube e poi si scava nell’underground. È grazie a chi ha fatto delle mosse anche un po’ furbe che il grande pubblico si avvicina all’underground e ad artisti come me.


Com’è cambiata grazie all’hip-hop l’industria musicale? Lavorate con molta libertà di “featuring” e collaborazioni (nel tuo caso con gente come Fabri Fibra, Madman, Jake la furia) come la prendono le case discografiche?

Secondo me il rap nel periodo che va dal 1998-2006 ha insegnato al mondo cosa sono i featuring. Oggi è una cosa della quale nemmeno il mondo del pop non può più fare a meno. Le case discografiche? Ti parlo soprattutto della mia esperienza: io ho sempre potuto fare quello che volevo, hanno visto la mia voglia di liberarmi, evolvermi e soprattutto che la cosa funziona e quindi mi lasciano fare.

Parliamo dei tuoi pezzi, scorrendo i tuoi brani si trovano un sacco di citazioni da musica, film, videogame. Come scrivi, dove trovi l’ispirazione?

Diciamo che sono una persona che osserva molto e che spesso si trova a studiare i comportamenti delle persone. Ho il cellulare intasato di appunti, scrivo sempre, per me è essenziale vivere. Giro, guardo, penso, parlo con la gente e prendo appunti. Poi a casa prendo tutto il materiale e scrivo le canzoni. In sintesi diciamo che tento di tradurre in rap la mia vita.


Sei già venuto in Ticino? Come ti sei trovato? Anche nel nostro cantone il rap tira forte e ha una bella scena...

Certo, sono già venuto un paio di volte nel bellinzonese. Devo dire che mi sono trovato sempre bene. In Ticino i b-boy sono super-competenti, vanno pazzi per l’old-school, io non sono proprio di quello stile forse per questo qualche volta mi sento un po’ in difetto (ride).

 

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