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Sean, Les e il mistero di Fobos...

STATI UNITISean, Les e il mistero di Fobos...

30.05.16 - 06:00
Sean Lennon (il figlio di John Lennon e Yoko Ono) racconta “Monolith Of Phobos”, album messo a punto con Les Claypool (Primus), con cui condivide il progetto The Claypool Lennon Delirium
Sean Lennon (40 anni) e Les Claypool (52).
Sean, Les e il mistero di Fobos...
Sean Lennon (il figlio di John Lennon e Yoko Ono) racconta “Monolith Of Phobos”, album messo a punto con Les Claypool (Primus), con cui condivide il progetto The Claypool Lennon Delirium

NEW YORK - “Monolith Of Phobos” (Ato Records/Musikvertrieb), in uscita venerdì 3 giugno, è la genesi di un nuovo mondo, in cui metamorfosi sonore – ammalianti, visionarie – prendono forma e si esauriscono, a 33 giri, in pochi attimi…

Il mio telefono squilla, rispondo, e una voce, fragile e gentile, mi dice: «Ciao, sono Sean Lennon...». 

Sean, come è nata la collaborazione con Les?

«Les ha invitato me e Charlotte (Kemp Muhl, con cui Lennon condivide la vita e il progetto The Ghost Of A Saber Tooth Tiger, ndr) ad aprire gli show dei Primus. Devo dire che il nostro tour, che ci ha tenuti “on the road” per quasi due anni, stava per giungere al termine, ma non avremmo mai potuto rifiutare la proposta... Mi nutro della musica dei Primus da oltre due decenni...».

Quando hai avuto modo di ascoltarli per la prima volta?

«Nel 1990 o nel 1991, ero molto giovane... All’epoca mi vedevo con una ragazza di Padova… Frequentavo l’Institut Le Rosey a Rolle (VD) e andavo a trovarla spesso… Una sera stavamo passeggiando in città e d’un tratto ci ritrovammo di fronte alla porta di un club, da cui traboccava, prepotente, la musica dei Primus. Non avevo mai sentito nulla di simile… Il giorno dopo comprai “Frizzle Fry” (Caroline Records, 1990)».

Perché la scelta del nome The Claypool Lennon Delirium?

«Inizialmente, proposi a Les The Delirium Tremens, un termine, questo, che viene utilizzato per indicare lo stato confusionale causato dall’astinenza da alcol. Mi piace l’accostamento delle due parole, pronunciandole emettono un bel suono, ma avremmo attribuito negatività al progetto, al disco…».

Fobos (Phobos) è una delle due lune di Marte… Raccontami cosa si cela dietro al titolo dell'album...

«Riprende quanto rivelò Buzz Aldrin qualche anno fa in tv, sulle frequenze di C-Span: «There’s a monolith on Phobos» («Su Fobos c'è un monolite»), disse, senza però entrare nei dettagli e lasciando la sua dichiarazione completamente avvolta nel mistero… Il disco, seppur a largo raggio, raccoglie riflessioni e ipotesi al riguardo…».

Potremmo definirlo un concept?

«Se vuoi puoi farlo, certo... La ritengo una scelta del tutto personale…».

Per quale motivo?

«Qualcuno disse che “Pet Sounds” (Capitol, 16 maggio 1966) dei Beach Boys è il primo concept della storia del rock, ma dal mio punto di vista è un contenitore di canzoni straordinarie…».

“Sgt. Pepper’s” (Parlophone, 1. giugno 1967) dei Beatles è considerato il secondo… In questo caso cosa vuoi dirmi?

«Che l’ho ascoltato migliaia di volte… (ride)».

Quali le maggiori influenze confluite in “Monolith On Phobos”?

«Abbiamo scandagliato a fondo la psichedelia, il prog… Yes, King Crimson, Gong…».

Raccontami le sessioni di registrazione...

«Si sono svolte tra le mura del Rancho Relaxo, lo studio di Les a San Francisco. Non c’era nessun altro, né musicisti, né produttori, soltanto io e lui…».

Ho visto che per il momento avete annunciato la tournée americana, in programma dal 4 giugno al 24 settembre… Per l’autunno prevedi tappe europee?

«Per ora non abbiamo pianificato nulla, ma ne sarei felice…».

 

 

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