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BERNACioccolato rosa per rilanciare il "made in Switzerland"

22.09.17 - 11:39
Il produttore Barry Callebaut ha presentato il prodotto in Cina. I consumatori dovranno però attendere ancora dai 6 ai 18 mesi per assaggiare "Ruby"
Cioccolato rosa per rilanciare il "made in Switzerland"
Il produttore Barry Callebaut ha presentato il prodotto in Cina. I consumatori dovranno però attendere ancora dai 6 ai 18 mesi per assaggiare "Ruby"

BERNA - Portabandiera per eccellenza della Svizzera nel mondo, l'industria del cioccolato elvetica è costretta a rinnovarsi sviluppando nuovi prodotti e tentando di migliorare quelli già esistenti. In questo senso va letto il lancio - risalente a un paio di settimane fa - del quarto tipo di cioccolato, quello rosa, da parte di Barry Callebaut, gigante zurighese del settore.

Erano ottant'anni, quando toccò a quello bianco che si aggiunse a quelli fondente e al latte, che una nuova categoria di cioccolato non faceva la sua comparsa sul mercato.

Presentato in Cina, a Shanghai, "Ruby", questo il nome dato alla nuova creatura del leader mondiale del ramo, è stato creato con chicchi di cacao provenienti da diverse zone del mondo e senza aggiunte supplementari: fragranza, aroma di frutti di bosco e caratteristica colorazione sono presenti naturalmente nella materia prima.

Massimo riserbo sul processo di fabbricazione, che ha richiesto anni di lavoro prima di essere ultimato: solo un'esigua lista di persone lo conosce per intero. L'azienda ritiene di essere in una botte di ferro sotto questo punto di vista, essendo persuasa che ai concorrenti servirebbe moltissimo tempo per recuperare terreno e raggiungere il suo livello di sviluppo del prodotto.

Gli amanti del cioccolato dovranno però ancora pazientare fra i 6 e i 18 mesi prima di assaggiare "Ruby", stando a quanto dichiarato da Kim Ghilardi, portavoce di Barry Callebaut, gruppo che non realizza prodotti finiti destinati direttamente ai consumatori bensì rifornisce industria alimentare, pasticcerie, hotel e ristoranti.

Forte concorrenza obbliga a rinnovarsi - Sollecitata dall'ats, Chocosuisse, la Federazione dei fabbricanti svizzeri di cioccolato, ha messo in luce che questa novità mostra il potenziale d'innovazione dell'industria nazionale, attualmente sotto pressione a causa della forte concorrenza. Adattarsi alle attuali esigenze dei clienti diventa dunque fondamentale per restare ai vertici di un settore nel quale la scuola svizzera l'ha sempre fatta da padrone.

Il lancio di "Ruby" non è esente da rischi, ma Sevan Nalbandian, vice direttore di Chocosuisse, si è detto convinto che il mercato reagirà con grande interesse. Nel frattempo, i rivali di Barry Callebaut non stanno certo fermi a guardare. La bernese Camille Bloch, nota per i famosi Ragusa e Torino, lavora da anni alla ricerca di tocchi di originalità, come il cioccolato biondo al latte caramellato, disponibile da qualche tempo. Il colosso Nestlé risponde con una rivisitazione del suo Cailler, con meno zucchero ma più latte e cacao, mentre l'argoviese Chocolat Frey, filiale di Migros, propone già oltre 70 cioccolati diversi per tutti i gusti.

Due terzi finiscono all'estero - Secondo i dati di Chocosuisse, il cioccolato al latte è il più gettonato, occupando una parte di mercato vicina al 70%, spinto soprattutto dal suo successo in Svizzera tedesca. Segue quello fondente (25%, in crescita), più staccato quello bianco (5%).

Se da un lato le vendite nella Confederazione ristagnano dall'inizio del nuovo millennio e da tre anni sono addirittura in leggero calo, le esportazioni prosperano: due terzi del cioccolato elvetico vengono poi spediti all'estero.

Gli svizzeri restano comunque innamorati di questo prodotto, consumandone in media un po' più di 11 chili all'anno a testa. Fra gli abitanti dei Paesi industrializzati, solo i tedeschi ne sono più ingordi. Le cifre vanno comunque prese con le pinze, dato che, stando agli esperti del ramo, circa un quinto degli acquisti di cioccolato vengono effettuati da turisti e frontalieri.

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