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"Io, clandestina in Ticino a 20 anni: vi spiego com'è"

BELLINZONA"Io, clandestina in Ticino a 20 anni: vi spiego com'è"

22.09.14 - 08:15
In Ticino sono 33 i richiedenti l’asilo colpiti dal decreto di "non entrata nel merito" (Nem). Devono lasciare la Svizzera. Ma se l’attesa dura anni...
"Io, clandestina in Ticino a 20 anni: vi spiego com'è"
In Ticino sono 33 i richiedenti l’asilo colpiti dal decreto di "non entrata nel merito" (Nem). Devono lasciare la Svizzera. Ma se l’attesa dura anni...

BELLINZONA . «Ho 20 anni e da tre non faccio niente. Ma proprio niente. Dalla mattina alla sera». Era teenager fino all’altrieri Sara* e non dovrebbe parlare con i giornalisti, ma uscire la sera e tornare presto, divertirsi come i suoi coetanei – lo sa. «Non è giusto» protesta. «Vorrei studiare, fare un apprendistato, e invece niente: non mi lasciano fare niente». Sara è una Nem, acronimo di “non entrata in materia”: la Svizzera non ha accettato la sua richiesta d’asilo, il suo paese d’origine non la rivuole indietro. Il ping-pong dura da anni e nel frattempo Sara ha frequentato le scuole in Ticino, ha iniziato un apprendistato – interrotto forzatamente – e ora è qui, tra noi, ma non si vede: “parcheggiata” in un limbo di assistenza minima chiamato «aiuto d’urgenza» in cui, fanno sapere dall’Ufficio sostegno sociale e inserimento (Ussi), in Ticino versano attualmente 33 persone. «Urgenza» che, però, può durare anni. «In questo tempo avrei potuto farmi una formazione, mantenermi da sola e ora non peserei sulle casse del Cantone. Che senso ha?» si chiede Sara. 

Il senso, spiega il consulente giuridico di Sos Ticino Rosario Mastrosimone, è che «l’atteggiamento delle autorità in questi casi è quello di non incoraggiare la permanenza entro i confini svizzeri e di invogliare i Nem ad andarsene da sé». Rispetto al passato, comunque, il Cantone «garantisce a tutti un tetto sopra la testa e un’assistenza minima. La condizione però è che stiano alle regole» spiega Monica Marcionetti  dell’Antenna MayDay, che offre aiuto e consulenza agli immigrati in situazioni precarie: «Abbiamo ancora casi recenti di donne incinte o con bambini piccoli che si sono ritrovate per strada e si sono rivolte a noi. Non tantissimi, ma i nostri mezzi d’assistenza sono limitati». 

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