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Un crowdfunding per salvare l'Alpe Bèdu

CEVIOUn crowdfunding per salvare l'Alpe Bèdu

04.02.16 - 10:17
Sono già stati raccolti più di 16mila franchi, l'obiettivo è fissato a 50mila
Foto alpebedu.ch
Un crowdfunding per salvare l'Alpe Bèdu
Sono già stati raccolti più di 16mila franchi, l'obiettivo è fissato a 50mila

CEVIO - Un progetto di crowdfunding è stato lanciato nelle scorse settimane per sostenere l'Alpe Bèdu in Valle Bavona. L'obiettivo è di salvare una fra le testimonianze più incredibili della civiltà agricola (lo stabile del Corte Cima), permettendo così agli escursionisti di passaggio di disporre di uno spartano ma accogliente rifugio. Inoltre si cercherà d’impedire l’avanzata del bosco di piante o rami che minacciano il tetto e di rendere identificabile l’accesso da Fontana. Sono già stati raccolti più di 16mila franchi, l'obiettivo è fissato a 50mila.

La Bèdu è stata appellata dai conoscitori l'alpeggio da fame più estremo del Ticino, questo perché l'accesso, la qualità e la superficie dei pascoli erano già allora miserabili. E stata sfruttata tradizionalmente (produzione principalmente di formaggio) con mucche e capre sino al 1870, ed è stato il primo alpeggio ad esser abbandonato della Val Bavona (il che è tutto dire...). Come la maggior parte degli alpeggi la Bèdu aveva 3 Corti, situate a differenti altezze in modo da seguire lo sviluppo della crescita delle piante dei pascoli.

Con l'abbandono, solo qualche sparuto cacciatore o escursionista-alpinista s'è avventurato sin lassù fra le pareti e le insidiose boscaglie; ma una volta arrivati alla cascina del corte di Cima, lo spettacolo che si apre agli occhi è impagabile: lo stabile è infatti delicatamente costruito su di un idilliaco poggio sorprendentemente dolce. Con l'incedere degli anni il tetto sta però per crollare ed il sentiero si sta perdendo. «Senza un provvidenziale intervento conservativo questa testimonianza resterebbe solamente sui libri di coloro che l'hanno resa mitica, i principali: Plinio Martini, Giuseppe Brenna, Nora Cattaneo ed Ely Riva. Interverremo in modo puntuale, minimale con materiale del posto».

La Fondazione Lavizzara, ente che si occupa di valorizzare, preservare e stimolare le attività soprattutto nell’ambito del settore primario, opera nelle valli più incassate dell’alta Vallemaggia, che hanno una storia plurimillenaria. Nel progetto della Bèdu è promotrice e parte attiva il 30enne Vasco Ryf, gestore dell’agriturismo di Scinghiöra.

Sul sito alpebedu.ch vi sono ulteriori informazioni. Per chi invece desiderasse aiutare fisicamente, può scrivere a vasco.ryf@gmail.ch o chiamare il numero lo 079 728 27 59. Per informazioni sulla fondazione ed i suoi progetti si veda: www.flavizzara.com

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