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RUSSIA / SVIZZERAIl parcheggio selvaggio del diplomatico svizzero fa infuriare la Russia

04.11.15 - 19:01
Il movimento russo di educatori stradali "Stop a douchebag" ha preso di mira un diplomatico rossocrociato
Il parcheggio selvaggio del diplomatico svizzero fa infuriare la Russia
Il movimento russo di educatori stradali "Stop a douchebag" ha preso di mira un diplomatico rossocrociato

MOSCA - Si chiama “Stop a douchebag”, letteralmente “Ferma il co****ne”, ed è in pratica un gruppo di ragazzi russi che impiega il proprio tempo libero girando in bicicletta per le strade di Mosca a educare gli automobilisti. Dopo ogni missione pubblicano un video su Youtube. Nei giorni scorsi la moralizzazione è toccata a chi è solito parcheggiare sulle piste ciclabili. A un certo punto del video, vi è una discussione che degenera, l’automobilista in questione si rivela essere un diplomatico svizzero.

La discussione degenera – Il video inizia in modo molto tranquillo, anche con il diplomatico il copione è sempre lo stesso: "Scusi, siamo del movimento “Stop a douchebag”. Sta bloccando la pista ciclabile, può spostare l’auto?». Ma quasi subito l’uomo, che prima si esprime in francese poi in inglese, si innervosisce e cerca di strappare la videocamera ai ragazzi.

"Sono un diplomatico" – Un paio di giovani fanno da scudo al cameraman, a quel punto l’uomo alza la voce: "Sono un diplomatico, non mi toccate". E minaccia di chiamare la polizia. Dalla targa si chiarisce subito che l’auto diplomatica è svizzera. Il codice 072, infatti, identifica il nostro paese. Anche il Dipartimento federale degli affari esteri (Dfae) ci ha confermato l’avvenimento: "Il 18 ottobre a Mosca vi è stato un incidente tra un dipendente dell’ambasciata svizzera e i giovani membri di una Ong russa che si batte per il rispetto delle piste ciclabili da parte degli automobilisti", spiega la portavoce Carole Wälti.

Regole da rispettare – Il Dfae chiede che i suoi dipendenti rispettino rigorosamente le norme vigenti nei paesi ospitanti. "Questo vale anche per le regole sul traffico e sul parcheggio", aggiunge Wälti.

Privacy – La rabbia dell’uomo, però, non sarebbe del tutto ingiustificata: "Quando si è reso conto che i membri della Ong lo stavano filmando senza il suo consenso, la situazione si è scaldata", continua
Wälti. "È stato violato il suo diritto all’immagine". L’incidente, fortunatamente, si è concluso senza violenza. Per il Dfae la questione è risolta.

Non su Youtube – Meno benevoli, invece, gli utenti della rete. È soprattutto la frase “io sono un diplomatico” a infastidire gli internauti. Molti lamentano il fatto che i diplomatici si comportino spesso come intoccabili.

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