Tra cartelloni storici e ricorrenze esce l’obiettivo futuro: «Dobbiamo riconquistare i turisti europei». Parola di Jürg Schmid, direttore generale di Svizzera Turismo
BELLINZONA - Nel manifesto si vede il disegno di una donna che guarda verso il pubblico. Ha uno sguardo ammaliante, cosa insolita per i manifesti dell’epoca. E poi quel particolare che suscitò scalpore: lei che si apre la giacca e mostra sul corpo le montagne, la neve e il sole. Fu scandalo. Così si presentava la Svizzera nell’anno 1941. Così è possibile vederla nella mostra in programma ancora fino al 22 ottobre nella sala Arsenale di Castelgrande, nell’ambito di “Fate vacanza!”, un’esposizione ideata e creata dal Museum für Gestaltung di Zurigo in collaborazione con Svizzera Turismo, per il giubileo „100 anni di promozione turistica svizzera”.
E oggi è stata l’occasione per ripercorrere a Bellinzona i 100 anni di successo della promozione turistica svizzera. Da quel lontano 1917, quando in pieno primo conflitto mondiale, quando i confini erano chiusi e nel nostro paese scarseggiavano cibo, riscaldamento ed elettricità, si decise di creare l’Ufficio nazionale svizzero del turismo. «Investire nel turismo in quel momento storico: che scelta di incredibile lungimiranza» ha commentato Casimir Platzer, membro del comitato di Svizzera Turismo.
Insieme a Jürg Schmid, direttore generale di Svizzera Turismo, hanno ripercorso le tappe fondamentali di questi 100 anni di promozione turistica. I momenti d’oro, e quelli di crisi. Guardando ovviamente anche al futuro con tutte le sfide che esso comporta. «Dobbiamo riconquistare i turisti europei - ha dichiarato Jürg Schmid - solo loro apportano valore aggiunto anche nelle piccole valli del nostro paese. Ma siamo realisti: a fronte di condizioni quadro invariate sarà praticamente impossibile raggiungere i valori del passato. Se vogliamo contare anche in futuro sulla lealtà degli svizzeri dobbiamo puntare sulla qualità e cortesia ai massimi livelli. Per ora abbiamo assistito solo agli inizi della digitalizzazione. Gli investimenti sono grandi e le nostre struttura sono piccole e disseminate. Se vogliamo stare al gioco dobbiamo sviluppare una disponibilità completamente nuova alla cooperazione e orientarci completamente alle esigenze degli ospiti».