MPS, POP e UNIA Ticino spiegano per le ragioni del NO alla Riforma PV2020
BELLINZONA - Sono diversi i punti trattati nel corso della conferenza stampa indetta questa mattina, nella sala 2 del ristorante Casa del Popolo, dal Comitato Contro la Riforma PV2020 avvenuta.
Il Comitato, che si oppone alla riforma, prevede «l'aumento della spesa per i salariati edella disoccupazione per le donne se dovessero essere obbligate a lavorare di più».
MPS, POP e UNIA Ticino, che compongono il Comitato, si oppongono in sostanza all'aumento dell'età del pensionamento delle donne a 65 anni e alla possibile apertura del pensionamento generale a 67 anni. Giuseppe Sergi Coordinatore del MPS, ha aperto la conferenza sostenendo che il SÌ alla riforma equivarrebbe a «far calare le rendite dei futuri pensionati in quanto diminuirebbe il tasso di conversione, inoltre gli attuali 2.500.000 di pensionati non ne trarrebbero alcun beneficio, piuttosto dovrebbero accollarsi l'aumento dell'IVA».
Vincenzo Cicero, Segretario della Sezione UNIA del Sottoceneri, punta il dito contro le «catastrofiche previsioni, puntualmente smentite», per le quali oggi il deficit dell'AVS dovrebbe essere dai 7 a 15 miliardi ma che invece nel 2016 ha registrato un utile di 256 milioni; e va avanti affermando che sarebbe proprio questo «il momento giusto per rilanciare un dibattito completo sul sistema pensionistico basato su un metodo completamente diverso».
«Le donne continuano a guadagnare di meno facendo lavori sempre più usuranti». Esordisce così, invece, Angelica Lepori del Comitato contro la riforma PV2020, puntando i piedi quando afferma che «sarebbe inaccettabile chiedere alle donne di dover addirittura aumentare la loro età pensionabile a 65 anni».