Salvaguardare la tradizione svizzera in materia di tiro o rispettare le direttive dell'Unione europea? La parola alla gente
LUGANO - Salvaguardare la tradizione svizzera in materia di tiro o rispettare le direttive dell'Unione europea? In sostanza, arma a casa oppure no?
La decisione del Consiglio federale di adempiere i suoi obblighi di Stato Schengen, e quindi vietare di tenere l'arma dell'esercito a casa (a meno che non si faccia parte di una società di tiro) ha diviso letteralmente i ticinesi.
Da una parte sono molti coloro che collegano l'arma alla violenza. Per qualcuno, addirittura, il possesso di un'arma potrebbe risultare quale incentivo per compiere atti drammatici, irreparabili.
C'è poi l'altra faccia della medaglia: coloro che chiedono il rispetto di quella che è considerata un'autentica tradizione svizzera, ma anche chi non vuole di principio imposizioni dall'Unione europea. Anche in questo contesto, tra gli intervistati, c'è chi rispolvera il sempreverde motto del «A casa nostra comandiamo noi».
Vi sono infine i fatalisti. Coloro che sostengono come, in ogni caso, se si vuole far del male a qualcuno non serve un fucile, basta un coltello. O soltanto una forbice.