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ZURIGOUna giornata con il burqa

12.11.15 - 11:12
ll divieto del burqa ha portato ad accese discussioni in Svizzera. Ma cosa vuol dire effettivamente passeggiare per Zurigo ricoperta dalla testa ai piedi? La prova di una giornalista di 20 Minuten
Una giornata con il burqa
ll divieto del burqa ha portato ad accese discussioni in Svizzera. Ma cosa vuol dire effettivamente passeggiare per Zurigo ricoperta dalla testa ai piedi? La prova di una giornalista di 20 Minuten

ZURIGO - Sul divieto del burqa in Ticino si è dibattuto a lungo. Sono ormai trascorsi oltre due anni dal voto dei ticinesi, che hanno accolto l'articolo costituzionale sul divieto di dissimulare il volto.

Legge compatibile  con la Convenzione europea dei diritti dell'Uomo - Per semplificazione la si è chiamata legge antiburqa, ma di fatto viene vietato ogni tipo di dissimulazione del volto. Niente sciarpe sul volto per gli ultrà, niente passamontagna o maschere durante le manifestazioni, niente burqa. La legge riprende il modello francese, che la Corte europea dei diritti dell'uomo ha ritenuto compatibile con la Convenzione europea dei diritti dell'Uomo. Per il parlamento svizzero, il divieto di indossare il burqa e il niqab nei luoghi pubblici è conforme al diritto federale.

In tram da Stauffacher a Bellevue... con il burqa - Che effetto fa vedere una donna in burqa, coperta cioé dalla testa ai piedi? A Zurigo una giornalista di 20 Minuten ne ha indossato uno ed è andata in giro per il centro città. Ha preso il tram a Stauffacher ed è andata a Bellevue, nel cuore della città.

"Il mondo mi appare più grande e io mi sento più piccola" - "Non vedo molto, le fessure di fronte al mio viso sono molto piccole e annebbiano la mia realtà. Il mondo mi appare più grande e io mi sento più piccola. Non vedo dove metto i piedi, non vedo che cosa sta accadendo accanto a me. Ma vedo gli sguardi. Sono sguardi sprezzanti, stupiti, spaventati, turbati, divertiti, compassionevoli. Dopo un po’ arrivo addirittura a credere di sentirli: Dietro di me, dappertutto attorno a me.

"Mi sento sola e persa" - Sono alla fermata del tram Stauffacher a Zurigo, ricoperta dalla testa ai piedi. La stretta fascia mi stringe sulla fronte, il lungo telo si incastra tra le mie gambe, il tessuto è pesante e appiccicoso. Mi sento sola e persa. Mi sento come se fossi un pacco: ordinato e mai ritirato.

Sguardi insistenti - Le persone mi fissano in un modo che non avrebbero mai fatto altrimenti. Apertamente, direttamente e per troppo tempo. È come se - non vedendomi - pensassero che anche io non li veda.

Lo sguardo inorridito: "Oh mio Dio!" - Una signora anziana scende dal tram, alzando lo sguardo verso di me. Quando alza lo sguardo grida: "Oh mio Dio!”. Mette la mani davanti al viso, inorridita. Poi se ne va, ma si gira più volte a guardarmi. Non riusciva a credere a quello che aveva appena visto. Un uomo cambia il lato della strada quando mi vede, una giovane coppia con carrozzina gira a pochi metri da me.

"Il posto libero accanto a me in tram rimane vuoto" - Il posto libero accanto a me in tram rimane vuoto, anche se sono molti i passeggeri e tutti pigiati l'uno vicino all'altro. Un uomo mi ha fissato per tutto il tragitto, fino a Bellevue. Non ha neanche girato lo sguardo per una volta e non ha neppure tentato di farlo in modo non appariscenti. Ha rivolto i suoi occhi su di me e mi ha fissato.

"Il braccio teso verso di me" - Al passaggio pedonale aspetto il verde. Sul lato opposto della strada si trovano due giovani uomini e una donna. In un primo momento parlottano tra loro e fanno cenno con la testa nella mia direzione. Poi uno di loro inizia a ridere ad alta voce, indicando con il braccio teso verso di me.

"Mi sento invisibile" - Sono a Bellevue e mi siedo su una panchina. Il cielo è azzurro, sereno, il sole batte sul mio mantello nero. Sudo, la mia sensazione è di essere al centro dell’attenzione, di fare brutta figura e allo stesso tempo mi sento invisibile. Come se esistesse solo la mia veste.

Un gruppo di ragazzi accanto a me sussurra freneticamente, non riesco a vederlo, ma lo sento. Le loro voci concitate, le risate. Come mi giro verso di loro, rivedo un dito puntato su di me.

"Oh no, cosa vuole questa qui?" - Mi siedo accanto a due giovani ragazze con due libri sulle ginocchia che discutono di scuola. Non appena mi vedono, interrompono la conversazione. Si guardano. Una dice: "Oh no, cosa vuole questa qui?

"La capisco, Lei il burqa lo può indossare" -  Una signora anziana seduta dall'altra parte si alza e fa un cenno con il capo verso di me. Questo cenno che ti fa capire che: "Va bene, La capisco. Lei ha il permesso di indossare il burqa". Altri cercano deliberatamente di ignorarmi. Vedo gli sforzi per farlo. Lo sguardo rivolto avanti con fermezza, con una faccia di pietra.

"Con il burqa non appartengo a questa società" - Non mi hanno insultato o offeso, nessuno ha avuto gesti d’odio o di rabbia. Eppure io sono un corpo estraneo, non appartengo, non rientro in questa società. Sono sola sotto questo burqa, che mi costringe nel mio piccolo mondo, che mi isola e mi segrega.

Mi alzo e vado lentamente verso le persone. Le persone che io non vedo e che sembra non vedano niente di più di me.

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