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MARCIASchwazer: "In Turchia con 1'500 euro hai quello che vuoi"

08.08.12 - 13:26
Conferenza stampa fiume del marciatore italiano trovato positivo all'EPO: "A Pechino ho vinto perchè ero sereno. Continuate solo se state bene. In Italia siamo fortunati non siamo costretti a vincere"
Keystone
Schwazer: "In Turchia con 1'500 euro hai quello che vuoi"
Conferenza stampa fiume del marciatore italiano trovato positivo all'EPO: "A Pechino ho vinto perchè ero sereno. Continuate solo se state bene. In Italia siamo fortunati non siamo costretti a vincere"
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BOLZANO (Italia) - È uno Alex Schwazer realista quello che ha parlato ai microfoni dei media mercoledì mattina, dopo che lunedì è stata resa nota la notizia relativa alla sua positività all’EPO. Il marciatore italiano è consapevole di ciò che ha fatto e chiede scusa, ma dietro c’è molto di più, un allarme che deve colpire chiunque viva in ambito sportivo, un mondo che chiede sempre di più, a volte troppo.

“Ho perso tutto, avevo una condizione fantastica, con tre settimane di doping ho distrutto tutto. Quando è arrivato il controllo il 30 luglio, avevo fatto l’ultima iniezione il 29,  sapevo che era finita”, queste le parole del carabiniere 28enne. “Sarebbe bastato fare solo la 50km ai Giochi, invece ho voluto troppo aggiungendo la 20 km. Uno deve fare solo quello che sa fare. Ho perso lucidità”.

Si intravede una persona che da tempo avrebbe avuto bisogno di aiuto, che forse si è chiusa a riccio scivolando in un errore irreparabile. “Gli ultimi anni non sono stati facili. Tutti sanno come ho vinto a Pechino, ero anemico, non potevo essere dopato. Dopo le batoste volevo essere di nuovo davanti. È stato difficile essere sempre il fidanzato della fidanzata (la plurititolata campionessa italiana Carolina Kostner, ndr)”.

Diversi i pensieri per la giovane. “Con lei non sono mai stato in competizione, lei è fantastica e in questi giorni non mi ha lasciato solo un istante. Abbiamo parlato spesso delle mie difficoltà. Io ho fatto il mio sport perché sono bravo, non perché lo amo. Carolina il suo sport lo ama, questa è la differenza. Io sogno tutta un’altra vita. Solo chi ha provato le mie situazioni può capire quanto ero disperato".

“Non sapevo a chi rivolgermi per dare un senso ai miei allenamenti in quest’ultimo anno. Per questo ero andato dal dottor Ferrari, lui è un grande allenatore e preparatore in ambito endurance, non sono andato da lui per doparmi. Lui non centra così come la Federazione, che ora sta dicendo bugie su di me, questa è la realtà italiana”.

“Ora io voglio solo pagare per ciò che ho fatto, la cosa più importante è liberarmi di questo peso e avere una vita normale. Ero stufo, non ce la facevo più, non sarei partito per le Olimpiadi, avrei potuto saltare il controllo del 30 luglio, era nelle mie facoltà. Ma non ce la facevo più a tenermi tutto dentro. Voglio vedere la mia fidanzata non solo una volta al mese, i miei genitori non una volta all’anno. Voglio un lavoro dove dopo stacchi e torni a casa. Non voglio più essere giudicato per le mie prestazioni: non mi piaceva essere osannato e non mi piaceva essere giudicato male dopo un risultato negativo. Voglio essere normale, non vivere all’estremo”.

Importanti i pensieri relativi alla facilità di procurarsi le sostanze: “Ho fatto tutto da solo. Ho fatto questa cosa cercando di non mettere nei guai nessuno. Mi sono informato da solo su internet e ho fatto tutto all’estero, in Italia ti beccano subito. In Turchia con 1’500 euro hai quello che vuoi, sono partito, ho comprato e sono tonato, in tre giorni. Il mio staff non centra, non devo coprire nessuno. È poco dire che mi dispiace per il mio allenatore. Spero che un giorno mi capirà”.

Infine. “Spero di essere un esempio per i giovani, la vita è tutt’altro. Nella vita non contano le medaglie, mettere tutto in gioco per andare forte in una gara, non ha senso. Il dovere non va bene, bisogna andare avanti solo se si ha passione. A Pechino ho vinto perché ero sereno, non dopato. Continuate solo se state bene. In Italia siamo fortunati, stiamo bene, non siamo costretti a vincere, in altre nazioni c’è meno scelta, devono andare forti per forza. Questo pensavo fosse uno svantaggio, invece no, è un vantaggio”.
 

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