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CANTONEViaggio nella cecità, al di là degli stereotipi

10.10.17 - 06:01
In uscita nelle sale ticinesi giovedì 12 ottobre il nuovo film di Silvio Soldini, “Il colore nascosto delle cose”, presentato fuori concorso alla 74esima Mostra del Cinema di Venezia
Viaggio nella cecità, al di là degli stereotipi
In uscita nelle sale ticinesi giovedì 12 ottobre il nuovo film di Silvio Soldini, “Il colore nascosto delle cose”, presentato fuori concorso alla 74esima Mostra del Cinema di Venezia

LUGANO - Il regista italo-ticinese dà una nuova lezione di cinema, tornando a raccontare la cecità. Con padronanza, sensibilità e ironia. Si pensa spesso alla cecità come un mondo fatto di vite fragili, delicate. Ma non è così. Non sempre.

Teo - di cui veste i panni Adriano Giannini - è un donnaiolo impertinente che fa il creativo per un’agenzia pubblicitaria. Un giorno incontra Emma - interpretata da una straordinaria Valeria Golino -, un’osteopata non vedente dall’età di 16 anni. Lei decide di concedersi la prima distrazione dopo la separazione, mentre per lui, incuriosito, tutto nasce da una scommessa con un collega...

Silvio, un film, “Il colore nascosto delle cose”, che recupera linfa dal suo documentario “Per altri occhi” (Italia, 2013)...

«Assolutamente. L’idea alla base della pellicola ha preso forma da ciò che avevo capito, appreso e conosciuto realizzando quel documentario. Film con personaggi ciechi ce n’è più di uno, ma la modalità con cui è stata trattata la cecità nel cinema mi è sembrata molto lontana dal mondo e dagli amici non vedenti che ho conosciuto. A un certo punto mi sono detto perché non raccontare una storia come quelle che so che esistono, che avvengono, che mi hanno raccontato?».

Ritiene quindi che nel cinema la cecità sia sempre stata trattata in maniera superficiale?

«È la quotidianità del cieco che di solito non viene raccontata. Al di là di questo, al cinema il cieco pare debba portarsi sulle spalle il dramma della sua condizione. Invece non è così: i ciechi sono persone molto allegre e molto vitali. E, soprattutto, persone che non si piangono addosso».

Aveva già pensato di affidare il ruolo di Emma a Valeria Golino scrivendo il film?

«No, è successo tempo dopo. Quando la sceneggiatura era oramai finita. A un certo punto mi è venuto in mente di chiedere a lei. D’altra parte, Emma era il suo personaggio…».

 

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