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CANTONE/ITALIAUna chitarra in perfetto equilibrio tra il palco e il grande schermo

14.08.17 - 11:00
Abbiamo incontrato il chitarrista Antonio Mascolo, il protagonista di “Scarlatti K.259”, il corto di Marco Tullio Giordana presentato a Locarno70 (Prefestival) con il lungometraggio “Due soldati”
Una chitarra in perfetto equilibrio tra il palco e il grande schermo
Abbiamo incontrato il chitarrista Antonio Mascolo, il protagonista di “Scarlatti K.259”, il corto di Marco Tullio Giordana presentato a Locarno70 (Prefestival) con il lungometraggio “Due soldati”

LOCARNO/NAPOLI - Trentacinque anni, di Caivano, in provincia di Napoli, dopo avere ottenuto il diploma nel 2001 - col massimo dei voti, lode e menzione speciale - al Conservatorio Statale di Musica di Benevento, Antonio Mascolo ha svolto (e svolge tuttora) un'intensissima attività concertistica - da solista, in gruppi cameristici e in formazioni jazzistiche -, che l'ha proiettato sui palcoscenici di tutto il mondo, portandolo a collezionare, nel contempo, numerosi premi e riconoscimenti. La prima collaborazione con Giordana risale a dieci anni fa, al 2007, per le musiche di “Sanguepazzo” (Italia, 2008).

La scorsa estate, negli istanti in cui il regista italiano si trovava in Campania per le riprese di “Due soldati”, tra le mura del Teatro di Corte della Reggia di Caserta, è venuto alla luce questo piccolo gioiello, di musica e di cinematografia, “Scarlatti K. 259”. «La mia passione per la musica - ci ha spiegato Giordana il giorno dopo la proiezione in Piazza Grande - mi ha portato a realizzare la pellicola pressoché immediatamente». Un cortometraggio, questo, che, secondo quanto ci ha anticipato il cineasta, potrebbe essere il primo episodio di una serie musicale: «È ciò che vorrei fare, in altri luoghi altrettanto nobili, allargandomi, magari, anche ad altri strumenti...».

Antonio, sembra che nei piani di Marco Tullio Giordana ci sia, a tutti gli effetti, questa serie di cortometraggi musicali… Sai già se ti rivedremo in un altro corto?

«Non ancora, ma spero di sì. Ne sarei onoratissimo. Devo confessarti che mi piacerebbe eseguire un’altra sonata di Scarlatti, la K.27, che, tra l’altro, amo particolarmente…».

Oppure?

«Oppure qualcosa di totalmente diverso, preso dal repertorio dell’Otto-Novecento della musica spagnola o del Sud America».

Raccontami ora di “Scarlatti K.259”: come è andata esattamente?

«Durante le riprese di “Due soldati”, Marco Tullio ha avuto modo di visitare il Teatro di Corte della Reggia di Caserta e, secondo quanto mi ha raccontato, l’idea alla base del corto è nata in quegli stessi istanti. Dopodiché, mi chiamò, invitandomi a cena per parlarmi del progetto… Pensavo avesse intenzione di girare dopo un mese o due, invece, mi chiese: “Per domani ce la fai?”».

E tu eri pronto?

«Non avevo nemmeno lo spartito… (ride) Me lo feci mandare immediatamente da un amico e mi preparai in 24 ore... Lo dico sempre, è stato un vero miracolo».

Come è nata l’amicizia con Giordana?

«Una decina di anni fa, in occasione di una commemorazione di Peppino Impastato in Sicilia, mio padre, sapendo che Marco Tullio è un grande appassionato di musica e di chitarra, gli diede la demo di quello che nel 2009 si  trasformò nel mio primo album, “Dune” (GuitArt)... Dopo una settimana mi arrivarono i suoi complimenti via mail, e la nostra amicizia incominciò a prendere forma...».

Raccontami di questo album…

«Nel 2005 stavo lavorando a un altro progetto con un amico e, quasi per gioco, registrai questa serie di improvvisazioni… Otto, per l’esattezza… Dopo qualche anno, coloro alla guida della rivista GuitArt, entusiasti della demo, decisero di pubblicarlo…».

Chi sono i tuoi compositori di riferimento?

«Bach e Keith Jarrett».

E i chitarristi, invece?

«John Williams, Julian Bream, David Russell... Al di là della classica, direi Paco De Lucia, mentre in ambito jazz citerei invece John Scofield e Pat Metheny».

Ad ascoltare le tue composizioni, mi viene in mente Roland Dyens…

«Un genio… Anche lui è uno dei chitarristi che amo di più nel classico, poiché era totalmente aperto… Insomma, un “jarrettiano”...».

Quali i tuoi prossimi progetti?

«Un tour negli Stati Uniti…».

Prevedi di tornare anche in studio?

«Sì, certo… Per le registrazioni di un album legato al corto di Marco Tullio, con altre sonate di Scarlatti…».

 

 

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