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CANTONEViaggio nel mondo garage rock di Leopard Skull

14.07.17 - 06:01
Tra i protagonisti - oggi e domani - del Buskers di LongLake (Lugano), anche il progetto belga - garage rock oriented - Leopard Skull
Viaggio nel mondo garage rock di Leopard Skull
Tra i protagonisti - oggi e domani - del Buskers di LongLake (Lugano), anche il progetto belga - garage rock oriented - Leopard Skull

LUGANO - Di base ad Adegem, nei pressi di Anversa, Leopard Skull ha preso forma quattro anni fa, per mano di Harm Pauwels. Un ep all’attivo, omonimo, pubblicato (in vinile 7” e in digitale) lo scorso mese di aprile tramite Belly Button Records. Quattro tracce, da cui trasuda l’essenza - lo-fi, minimale - dei Sixties, nutrita da risonanze imbevute di psichedelia e incursioni surf.

Harm, raccontami la nascita di Leopard Skull...

«A un certo punto, dopo l'esperienza in un paio di gruppi, ho sentito la necessità di dare vita a qualcosa di mio. Quattro anni fa ho pubblicato in rete le mie prime canzoni, e dopo pochi giorni gli addetti ai lavori dell’Incubate - il festival che da qualche tempo si tiene a Tilburg, in Olanda - mi hanno contattato proponendomi di prendere parte alla rassegna. Leopard Skull era ed è tuttora un progetto solista. Per la dimensione live, però, serviva una band. Così ho coinvolto Arne (chitarra), Lenny (basso) - entrambi con me a Lugano, in formazione ridotta -, Lion (batteria) e Pieter (tastiere)».

Raccontami del processo di lavorazione dell’ep...

«Ho iniziato a scrivere e a selezionare del materiale due anni fa, registrando (e missando) voce e strumenti tra le mura di casa, con un solo microfono... Non avevo molti soldi per potermi permettere apparecchiature professionali... Subito dopo ho iniziato a darmi da fare per trovare un’etichetta... Devo dire che non è stato facile, perché apparentemente nessuno era interessato a pubblicare il mio disco... D’un tratto, poi, l’anno scorso, mi ha scritto Rafael Valles Hilario della Belly Button Records: l’ep, finalmente, stava per prendere forma, con il mastering di Peter Van De Veire e l’artwork di Fien Meelberghs».

Posso immaginarle, ma vuoi fare una panoramica delle tue maggiori influenze musicali?

«La scena psichedelica - dei Sixties, così come quella attuale - è presumibilmente la mia maggiore fonte di ispirazione… Nelle mie preferenze c’è, comunque, anche il punk e l’hard rock...».

Cosa hai ascoltato, in particolare, durante le fasi di lavorazione dell’ep?

«Le prime produzioni di Ty Segall e coloro che seguo da sempre: Steely Dan e Doors».

Come potresti descrivere l'attuale scena garage belga?

«Vivida... Devo dire che negli ultimi tre anni sono spuntati un sacco di nuovi gruppi...».

L'ep è stato dato alle stampe dalla Belly Button Records, che sembra molto attiva... Cosa vuoi dirmi al riguardo?

«Rafael, il fondatore della label, ama la musica e si prende cura dei suoi artisti... Con Victor e Reno condivide la line-up dei Moar…».

Quando il tuo primo album?

«Spero presto… Continuo a registrare idee e nuove canzoni: alcune confluiranno nel primo album di Leopard Skull, mentre altre potrebbero essere destinate ad alcuni miei side-projects...».

 

 

 

 

 

 

 


 

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