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INDONESIAVoice of Baceprot, ovvero il metal secondo tre ragazze (velate e musulmane)

13.06.17 - 11:00
Fanno scalpore e ricevono minacce di morte, ma il loro è un messaggio di ribellione positiva. «Certo che l'Islam e il metal possono coesistere. Perché no?»
Voice of Baceprot, ovvero il metal secondo tre ragazze (velate e musulmane)
Fanno scalpore e ricevono minacce di morte, ma il loro è un messaggio di ribellione positiva. «Certo che l'Islam e il metal possono coesistere. Perché no?»

GIACARTA - Le Voice of Baceprot sono un gruppo che non passa inosservato. Fin dal primo giorno che hanno suonato insieme, nel 2014, queste tre ragazze della parte occidentale dell'isola di Giava, in Indonesia, hanno suscitato clamore nell'opinione pubblica. Il motivo? Indossano il velo musulmano ma suonano metal, che considerano come il loro percorso di ribellione. «Mi sono innamorata del metal fin dalla prima volta che l'ho sentito» spiega la 16enne Firdda Kurnia, cantante e chitarrista, al Guardian.

Delle Voice of Baceprot fanno parte anche Widi Rahmawati, bassista, e Eusi Siti Aisyah, batterista. Il loro nome è sempre più conosciuto in Asia, e con la crescita della popolarità sono aumentate le mail cariche d'odio e i messaggi di morte. Loro tre, però, non si lasciano scoraggiare: suonano e compongono ogni giorno dopo la scuola, e sono apparse alla tv nazionale. Il loro look riesce a essere rispettoso della tradizione e "rock" allo stesso tempo: t-shirt, jeans attillati e velo nero sulla testa, facenti parte di un merchandising a loro nome. Le segue in qualità di manager Erza Satia, il maestro di musica 35enne che ha fatto conoscere loro il metal, e che è convinto che la musica sia la risposta sana a vizi che possono corrompere la gioventù, come le droghe e il "sesso libero".

Non tutti vedono il lato positivo della vicenda: vari leader religiosi hanno cercato d'impedire i concerti delle Voice of Baceprot, mentre i messaggi minatori telefonici non si contano. «Possiamo suonare metal e proteggere la nostra moralità. Certo che l'Islam e il metal possono coesistere. Perché no?» dichiara Kurnia.

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