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STATI UNITI Grammy, trionfa Adele nella notte dei tributi

13.02.17 - 07:15
La cantante ha fermato tutti chiedendo di iniziare da capo l'esibizione di "Fast Love" di George Michael
Grammy, trionfa Adele nella notte dei tributi
La cantante ha fermato tutti chiedendo di iniziare da capo l'esibizione di "Fast Love" di George Michael

LOS ANGELES - «Scusate, non posso fare come l'anno scorso. Scusate se sto sudando. Non posso andare avanti, per rispetto nei confronti di George Michael. Ricominciamo».

A pronunciare queste parole, dal palco dello Staples Center di Los Angeles, con tanto di imprecazione sfuggita ai censori nonostante i sette secondi di ritardo della diretta, è la vincitrice dei Grammy Awards 2017, Adele, che tradita dall'emozione, ha fermato tutti chiedendo di iniziare da capo l'esibizione di Fast Love, il brano del 1996 scelto per rendere omaggio a George Michael, morto all'età di 50 anni lo scorso Natale.

Solo un anno fa e sempre sul palco dei Grammy Awards, Adele aveva avuto alcuni problemi con il microfono ma non si era voluta fermare. Questa volta sì e alla fine della sua esibizione i presenti in sala l'hanno perdonata rendendole grazie con un lungo applauso e una standing ovation.

Adele si è consolata portando a casa ben 5 grammofonini d'oro, i più importanti: Best Record of the Year, Best Song of the Year e Best Pop Solo Performance per Hello, Best Album of the Year e Best Pop Vocal Album per 25 (Greg Kurstin, il suo produttore, è stato inoltre premiato come Producer of the Year, Non-Classical).

Al momento di ritirare il premio la cantante britannica ha voluto rendere onore alla sua grande rivale, Beyoncé: «Il tuo album, Lemonade, è semplicemente monumentale». Sconfitta, ma solo dalla giuria, Beyoncé. Queen Bee si è fermata a quota due grammofonini d'oro (Best Music Video per Formation e Best Urban Contemporary Album per Lemonade) ma la sua performance entrerà negli annali.

Per la perfezione dell'esecuzione, per il suo abito regale dorato, per la presentazione, eseguita dalla madre di Beyoncé, ma soprattutto per il pancione mostrato per la prima volta in pubblico dopo l'annuncio di qualche giorno fa circa la sua gravidanza.

Beyoncé diventerà mamma di due gemelli e al suo fianco ci sarà ancora una volta il marito Jay-Z, che l'ha applaudita e sostenuta per tutto il corso della serata seduto in prima fila accanto a lei e mettendo cosi' a tacere una volta per tutte le malelingue su una loro presunta crisi coniugale.

Allo Staples Center però è nata una stella. Si tratta del rapper Chance The Rapper, premiato come Best New Artist e Best Rap Album per Coloring Book. È stata anche la serata di David Bowie: il Duca Bianco, morto il 10 gennaio 2016, che ha trionfato in ben cinque categorie, grazie a Blackstar, il suo 25/mo e ultimo album in studio, pubblicato solo due giorni prima di morire. E poi è stata la serata dei tributi.

Da George Michael appunto a Prince, con Bruno Mars e i Time che si sono esibiti con le hit firmate dal Folletto di Minneapolis, Jungle Love, The Bird e Let's Go Crazy. Demi Lovato ha guidato la performance per celebrare il quarantennale di Saturday Night Fever dei Bee Gees mentre John Legend si è esibito al piano per ricordare le tante star del mondo della musica scomparse nel 2016.

Nota a parte per Lady Gaga. Dopo l'Halftime Show di sette giorni fa al 51esimo SuperBowl, Lady Germanotta ha regalato un'altra performance da brividi, duettando sul palco dello Staples Center insieme ai Metallica.

Serata da dimenticare per la musica italiana. Laura Pausini, candidata con Similares nella categoria Best Latin Album, è stata sconfitta da Jesse & Joy con Un Besito Mas. Il tenore Andrea Bocelli, nominato con Cinema nella categoria Traditional Pop Vocal Album, ha ceduto il passo a Willie Nelson.

Nulla di fatto per il premio Oscar Ennio Morricone, nonostante le due candidature per la Migliore Colonna Sonora con The Hateful Eight e per la Migliore Composizione Classica con L'Ultima Diligenza di Red Rock, sempre dal film di Quentin Tarantino. È tornata a mani vuote anche l'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, che era candidata per Verismo nella categoria Best Classical Solo Vocal Album.

Premi a parte, durante la cerimonia dei Grammy Awards 2017 non sono mancati i riferimenti (in negativo) al neo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.

Appelli anti Trump - Ad aprire le danze è stata Jennifer Lopez, che dopo solo dodici minuti dall'inizio della serata, poco prima di annunciare la vittoria di Chance The Rapper come Best New Artist, si è pronunciata dicendo: «In questo particolare momento della storia, le nostre voci sono necessarie più che mai. Come ha detto una volta Toni Morrison (scrittrice statunitense di origini afroamericane, ndr), è proprio questo il momento in cui gli artisti vanno a lavorare».

E ancora: «Non c'è tempo per la disperazione, non c'è posto per la pietà di sé, non c'è bisogno di silenzio e non c'è spazio per la paura. Creiamo il linguaggio e attraverso questo possiamo curare la nostra civiltà. Questa sera celebriamo il nostro linguaggio più universale, la musica, in onore delle voci del passato e di quelle del presente».

JLo prima, Paris Jackson poi. La figlia del re del pop, sul palco per presentare la performance di The Weeknd al fianco dei Daft Punk, entra più nello specifico sfruttando l'ovazione del pubblico in sala: «Possiamo davvero utilizzare questo entusiasmo per protestare contro la Pipeline. No al Dakota Access Pipeline». Il chiaro riferimento è all'oleodotto statunitense che passa per una riserva indiana, quella dei Sioux, e che ha nel presidente Trump uno dei maggiori sostenitori.

L'oleodotto è già stato costruito quasi interamente, è sotterraneo, costerà in tutto 3,8 miliardi di dollari, è lungo quasi duemila chilometri e dovrebbe servire a trasportare il greggio dalla Bakken Formation - una zona al confine tra Montana e North Dakota - fino all'Illinois, attraversando South Dakota e Iowa.

In chiusura di cerimonia ci hanno pensato gli A Tribed Called Quest e Anderson Paak a dissociarsi dalla presidenza Trump: «Quelli che dividono le persone non ci rappresentano».

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