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Ghost in the Shell: un Maggiore chiamato Johansson

CINEMAGhost in the Shell: un Maggiore chiamato Johansson

30.03.17 - 06:01
Nel remake del celebre anime sci-fi una Scarlett in forma pazzesca, e il film è una vera e propria festa (in 3d) per gli occhi
Paramount/Universal
Ghost in the Shell: un Maggiore chiamato Johansson
Nel remake del celebre anime sci-fi una Scarlett in forma pazzesca, e il film è una vera e propria festa (in 3d) per gli occhi

LUGANO - Mira Killian (Scarlett Johansson) è il primo essere umano dal corpo completamente sintetico, l'unica cosa organica che le rimane è il suo cervello. Per questo motivo è l'arma perfetta: oltre a una mira prodigiosa e ai riflessi automatici la sua pelle può anche diventare invisibile a comando. Non è un caso che sia la pedina fondamentale dell'unità antiterrorismo speciale "Sezione 9".

Un po' donna e il resto è macchina - Far convivere uno spirito umano (il ghost) con un guscio (lo shell) sintetico non è una cosa semplice: dove inizia il digitale e dove finisce l'umano? Dove inizia il software e dove la personalità? Il travaglio di Mira diventerà ancora più evidente quando si troverà a fronteggiare il terrorista/hacker Kuze (Michael Pitt) che sembra in qualche modo connesso (sic) con il suo passato pre-robotico. 

Dal fumetto, all'animazione al film - Parte da qui "Ghost in the Shell", ultima scommessa hollywoodiana diretta da Rupert Sanders e che vuole essere un reboot-omaggio della pelliccola d'animazione giapponese omonima di Mamoru Oshii (1995) a sua volta tratta dal (fondamentale) manga di Masamune Shirow. Tutte variante multimediali che conservano inalterate due costanti: l'ambientazione - la cittàdi Tokyo - e la stentorea e tribolata protagonista, chiamata dai suoi colleghi semplicemente con il grado di "Maggiore".

Il futuro pensato negli anni '80 - La capitale nipponica pensata da Shirow e animata da Oshii è una citta globale nel vero senso del termine: caotica, sovrappopolata, multietnica, colorata, sporca e piena di problemi sociali. È tecnologica e interconnessa digitalmente ma non avveniristica. È fantascientifica, sì, ma nel modo in cui ci si immaginava la fantascienza negli anni '80. Qualche esempio? Pensate a film-culto di quegli anni come "Blade Runner" o "Robocop" e potrete farvene un'idea abbastanza accurata.

Quella città che è anche un mondo - Per ricrearla sullo schermo Oshii aveva deciso di ispirarsi in maniera plateale a Hong Kong, unica città che secondo lui poteva rappresentare accuratamente il concetto di melting-pot degradato, di metropoli-alveare iperattiva, avanzata e arretrata allo stesso tempo. Anche Sanders sceglie la stessa strada puntando per l'omaggio fotorealistico all'originale e il risultato è qualcosa di veramente pazzesco, complice una fotografia e una scenografia di altissimo livello. Gli scorci, dai panorami passando per i vicolacci e gli umili pianerottoli, sono il vero punto di forza di "Ghost in the Shell" che ha comunque ben altre frecce al suo arco.

Il "Maggiore" Johansson -  Una fra queste è senz'altro la protagonista Scarlett Johansson che al progetto ha dedicato anima e corpo, e che corpo. Per calzare i panni del Maggiore siamo sicuri che l'attrice americana avrà dovuto trascorrere le sue belle orette in palestra presentandosi sul set in forma veramente pazzesca. Al di là delle questioni di "shell" (concedetecelo, dai) la Johansson ci mette anche del suo nell'interpretazione. Mira è fredda, robotica al punto giusto ma si capisce che, là dentro, c'è qualcosa che si muove.

Un'esperienza visiva - Fedele della lezione del film animato, Sanders ha curato all'inverosimile l'aspetto estetico dell'insieme e non solo a livello scenografico. Efficace e bellissima la resa del cyberspazio, delle connessioni e di tutte le interfacce low-tech che beneficiano di molto del 3d stereoscopico. Se c'è un film che ci è piaciuto guardare con gli occhialini è proprio "Ghost in the shell" che con la terza dimensione ci gioca con vera e propria maestria.

Sì, comunque è un film d'azione - State tranquilli, non è tutta filosofia e belle immagini, in fin dei conti si tratta di un film d'azione. Fra sparatorie e stilosissimi scontri d'arti marziali c'è di che divertirsi e lustrarsi gli occhi. Oltre alla Johansson danno buona mostra di sé anche il semi-esordiente danese Pilou Asbæk (nei panni del massicio Batou), e l'ormai leggendario Takeshi Kitano (il capo Aramaki, che si esprimerà ostinatamente in giapponese per tutto il film).

Il cuore caldo nella macchina - "Ghost in the Shell", in conclusione, è un progetto che si vede che è stato fatto col cuore caldo sull'onda della passione contagiosa e dell'ispirazione di un regista che, in primo luogo, è un fan dell'opera originale. Da vedere è uno vero e proprio spettacolo e anche la tostissima Scarlett brilla come non mai. Questo non significa che non abbia i suoi momentucci di debolezza: fatica forse un po' a entrare in materia e ha un paio di ingolfi (e uno di questi, almeno a nostro avviso, si chiama Juliette Binoche). Resta comunque super-godibile e consigliato sia a chi vuole un film da sgranocchiarci sopra i pop-corn, sia chi cerca qualcosa di più. Una parola per gli impallinati di Oshii/Shirow: buon divertimento con la caccia alle citazioni.

"Ghost in the Shell" sarà nelle sale ticinesi da giovedì 30 marzo.

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