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TICINOSiamo malati di Twitter. Politici compresi. Ecco perché

15.10.12 - 07:39
Annalisa Tota, sociologa della comunicazione, racconta i segreti del social network che sta rivoluzionando il nostro modo di comunicare
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Siamo malati di Twitter. Politici compresi. Ecco perché
Annalisa Tota, sociologa della comunicazione, racconta i segreti del social network che sta rivoluzionando il nostro modo di comunicare

LUGANO - Si esprimono su tutto e su tutti. A volte con il rischio di risultare eccessivamente saccenti. Sono in migliaia e appartengono al popolo di Twitter, il social network che sta rivoluzionando il modo di comunicare, e non solo nel mondo dell’informazione. Tutto in 140 caratteri, spazi inclusi, un inno alla sinteticità, alle ‘conversazioni fast food’. Alla faccia dei puritani, amanti della buona lingua. Ma dove ci sta portando twitter? Come sta cambiando le nostre abitudini? Lo abbiamo chiesto ad Anna Lisa Tota, esperta in sociologia della comunicazione, con una cattedra a Roma, e visiting professor a San Gallo.

Professoressa, qual è il suo giudizio su twitter?
"Come tutte le innovazioni tecnologiche porta con sé aspetti positivi e negativi. Oggi informare ed essere informati è considerato un valore. Questi processi avvengono ad altissima velocità, con i confini geografici che da un decennio all’altro sono radicalmente mutati. Mentre Facebook è più legato a una questione identitaria, Twitter è ben altro. I messaggi sono più brevi, più ridotti, più immediati. Lo usiamo per trasmettere delle sensazioni “live”, sintetiche, legate al momento. È anche uno strumento per fare mobilitazione politica, civile".

I vip fanno incetta di followers.
"Spesso chi comunica tramite twitter è un personaggio pubblico. E come tale considera il fatto di scrivere sul social network come parte del suo lavoro. Si creano dinamiche particolari. Per cui io, personaggio pubblico, sono con te, persona comune, nella vita quotidiana, ti racconto ogni giorno cosa sto facendo. Così uno resta incollato a Twitter per seguire la vita di un altro. Il meccanismo è pericoloso, sia da una parte, sia dall’altra. Perché non ci permette più di stare soli con sé stessi. Si è come in preda a un fiume di comunicazione, di un continuo parlare, scrivere. La nostra società al contrario avrebbe bisogno del digiuno della parola, per imparare a fare un uso più ponderato di ciò che diciamo e scriviamo. Un po’ di silenzio non potrebbe che giovarci".
 
Da dove nasce il desiderio di esprimersi su ogni cosa?
"Nella nostra società occidentale carichiamo eccessivamente il concetto di identità. Mettiamo un accento estremo sulle idee di individualità e di individualizzazione. E dunque cerchiamo di portare valore a questo ‘io’ sempre più importante. Da qui la tendenza a esprimerci su tutto quanto accade, a volere valutare e sentenziare giudizi. Uno che sa tutto ha credito sociale. In realtà noi acquistiamo un profondo valore quando cessiamo di sentirci separati dagli altri".

Cosa può portare Twitter al mondo dell’informazione?
"Tantissimo. È uno strumento che mette in collegamento tante persone e se usato correttamente, può avere una grande utilità pubblica".

Qual è il confine che ci indica se stiamo usando twitter in modo corretto?
"Io credo nella consapevolezza delle singole persone. Ognuno di noi è in grado di capire quando sta esagerando".

“È mercoledì, sono a Berna tutta settimana, ma qualche pensiero vola già al weekend di sagra dell'uva”. Questo è il messaggio lasciato da un politico ticinese su Twitter…
"Portare il privato nello spazio pubblico è molto rischioso e può suscitare grandi incomprensioni. Potrebbe sembrare un modo per rendersi trasparenti. In realtà un personaggio pubblico potrebbe mantenere una certa riservatezza sulla sua vita privata".

 

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