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CANTONE"Così comunichiamo la morte di una persona ai famigliari"

21.12.12 - 09:40
Ieri un bimbo di 12 anni è morto investito da un'auto. Il sergente Luca Caldara spiega una delle situazioni più delicate e stressanti della vita di un poliziotto
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"Così comunichiamo la morte di una persona ai famigliari"
Ieri un bimbo di 12 anni è morto investito da un'auto. Il sergente Luca Caldara spiega una delle situazioni più delicate e stressanti della vita di un poliziotto

BELLINZONA - “Dovere comunicare la morte di una persona a un familiare è una delle situazioni maggiormente stressanti per un agente di polizia”. Lo sa bene Luca Caldara, sergente maggiore capo dei reparti mobili del Sopraceneri, che si è trovato spesso a dover affrontare questo delicato momento.

Un compito che può diventare davvero pesante se come nel caso di ieri bisogna comunicare la morte del proprio figlio dodicenne investito da un’auto. “Di norma la morte di una persona cara – spiega Caldara – è sempre inattesa e sovente si verifica in circostanze violente”.

Per l’agente di polizia il compito di avvisare i parenti costituisce un’esperienza molto intensa dal profilo psicologico e professionale
Sì, perché ci si confronta con la morte e con le esperienze di dolore dei familiari, che vivono qualcosa di traumatico. Le caratteristiche dell’atto comunicativo sono estremamente importanti. Spesso accade che i parenti anche a distanza di anni si ricordino con accuratezza il momento in cui è stata trasmessa loro la notizia della morte del familiare. Più in generale, è necessario ricercare un punto di equilibrio fra la distanza professionale e la partecipazione umana al dolore.

Quanto conta la sensibilità dell’agente?
Se chi comunica la morte è sensibile, attento e preparato, creerà le migliori condizioni affinché la famiglia inizi un processo di elaborazione del lutto. Questo dettaglio va considerato in tutta la sua importanza poiché rappresenta una delle prime e decisive azioni di aiuto verso chi ha perso un familiare. Di regola l'annuncio ai familiari viene effettuato da agenti dei Reparti Mobili perché sono loro che constatano gli incidenti e i suicidi. L’annuncio non è sempre fatto dalla stessa persona, ma da chi è in servizio al momento del dramma.

A livello di formazione quali strumenti ricevono gli agenti per affrontare questi momenti?
 La formazione annuncio decessi fa parte dell’insegnamento della “psicologia di polizia”  e vuole raggiungere i seguenti obiettivi: la preparazione del poliziotto, la sensibilizzazione delle diverse fasi dell’annuncio decessi, sapere cosa e come comunicare un decesso. Nella fase di preparazione, l’agente deve raccogliere il maggior numero di informazioni verificate, assumere un’attitudine consona al compito che gli è stato assegnato. Durante l’annuncio deve invece informare, ascoltare, rassicurare e tenersi a disposizione.

Come va formulato, in pratica, l’annuncio?
Deve essere chiaro e diretto. Senza fronzoli. Bisogna essere pronti alla reazione della persona che riceve l’annuncio, essere disponibili, avere un atteggiamento adatto alla circostanza, informarla sul proseguimento della procedura. E poi assicurarsi che la persona che ha ricevuto l’annuncio venga assistita da qualcuno al momento della nostra partenza. Si dovrebbe inoltre lasciare un biglietto da visita o un recapito nel caso in cui la persona avesse bisogno. Dopo l’annuncio i colleghi devono parlare fra di loro, serve a tenere sotto controllo lo stress accumulato durante l’annuncio. E in caso di necessità possono rivolgersi al gruppo debriefing istituito all’interno del corpo di polizia. 

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