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MAGLIASOUn marchio ticinese bussa alle porte del lusso

11.07.13 - 10:34
Abbiamo incontrato un imprenditore con un sogno: "Riuscire a dare vita a un marchio prestigioso con gli artigiani di qui"
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Un marchio ticinese bussa alle porte del lusso
Abbiamo incontrato un imprenditore con un sogno: "Riuscire a dare vita a un marchio prestigioso con gli artigiani di qui"

MAGLIASO - Abbiamo incontrato un imprenditore con un sogno, creare un marchio di orologi di lusso tutto ticinese.

Oliver Ike si è trasferito in Ticino da 14 anni e subito si scusa per il suo italiano, comunque fluente. Ma prima della lingua, a unirlo al nostro territorio è la conoscenza. Gli si accendono gli occhi quando ci parla degli artigiani locali che ha scovato per il suo progetto. “Qui dietro, a Ponte Cremenaga, c’è la Brogioli Sa. Sono i migliori in Svizzera a fare bracciali, hanno anche brevettato un sistema per una regolazione fine, così si adatta perfettamente al polso”. Poi c’è lo zaffiro, “è incredibile, a Quartino i Fratelli Gilardi sono un’azienda geniale, per un’edizione limitata faranno una parte in zaffiro. Un’azienda geniale – ripete – perché devo andare altrove quando in Ticino trovo degli artigiani così?”

Perché un orologio con un marchio ticinese?

Diciassette anni fa ho creato la Ikepod, applicavamo il design industriale all’orologeria. Poi ho perso la maggioranza della società. Ero giovane e inesperto ed è finita nelle mani di un fondo, è diventata oggetto di speculazioni. È per questo che ho scelto Kickstarter.

Sfruttare il crowdfunding, una scelta coraggiosa.

Sì, non c’è garanzia che funzioni. Se non dovessimo farcela su Kickstarter continueremo sul nostro sito. Io spero di riuscirci in questo modo. Ma c’è chi si è interessato, ho ricevuto proposte per entrare in società. Addirittura alcuni addetti marketing di marchi importanti mi hanno chiesto di lavorare per la A. Manzoni & Fils. Gli ho detto: ma lo vedi che sto cercando i soldi su internet? Sì, mi hanno risposto, ma il concetto è bellissimo.

Parliamo del nome A. Manzoni & Fils, qual è la sua storia?

È una storia incredibile, l’ho scoperta al museo dell’orologeria di La Chaux-de-Fonds. Nel 1888 è nata questa azienda. Sono venuti dal Giura perché ad Arogno c’era tutta l’acqua che serviva per il mulino. Costruivano i movimenti interni. Hanno continuato fino al 1979, prima di venir acquistati da quella che poi sarebbe diventata la Swatch.

Certo che è una grande sfida rilanciare un nome quasi sconosciuto.

Sarebbe splendido riuscire a dare vita a un marchio prestigioso con gli artigiani di qui. Riaprire la fabbrica di Arogno sarebbe un valore per tutta la regione, sarebbe un gioiello di cui vantarsi. Capisco che non tutti possono permettersi un orologio da 15mila franchi. Ma fino al 6 agosto lo si può avere per 5mila dollari, e nessuno è obbligato ad acquistarlo si può contribuire anche con pochi dollari e ricevere altre ricompense, come la maglietta della A. Manzoni & Fils.

Parliamo di Arogno, su La Regione abbiamo letto che sta cercando di acquistare la vecchia fabbrica?

Sì, quella sarebbe la parte più grande del sogno. La Manzoni era molto importante per Arogno, c’è stato un tempo in cui l’80% della popolazione lavorava lì ed entravano anche molti frontalieri dalla Valle d’Intelvi. Era una grande realtà e potrebbe tornare a esserlo.

Quello che porta al polso, è il prototipo del Canopus?

Sì, è lui. Pensi che per la pulizia dello zaffiro del quadrante non trovavamo la macchina Cnc adatta.  Ci sono voluti quattro mesi per trovare uno strumento che lavorasse punto per punto lo zaffiro, perché la cassa ha una forma super ellittica, non è né quadrata né rotonda. Solo il vetro costa 350 franchi. Ogni particolare è studiato. Anche per la scatola, in mogano, ho scelto un artigiano. Questo orologio comprende due concetti: quello di Contemporary Craftmanship, artigianato contemporaneo, che è una scelta contraria alla globalizzazione, di recupero dell’artigianato locale. E il concetto di A movement of culture, ossia rendere il prodotto un oggetto culturale. Chi acquisterà uno di questi orologi avrà anche molto da scoprire. Per esempio, il manuale gli svelerà che l’incisione usata per il retro del meccanismo meccanico è il Côtes de Copacabana, che il paesaggista brasiliano Burle Marx ha scelto per i marciapiedi di Copacabana. Guardare il proprio orologio dev’essere un’esperienza arricchente e si riesce comunque a leggere l’ora.

Perché non si dovrebbe?

Non è detto. Di questi tempi c’è chi produce orologi con dei meccanismi e delle forme che rendono impossibile leggere l’ora, non hanno più un’anima. Quando si mette sul mercato un prodotto a un prezzo così alto bisogna farsi una domanda: questo prezzo lo posso giustificare? Io posso rispondere di sì.

Altri no?

No. Moltissimi fanno produrre alcune parti in Asia, poi le assemblano in Svizzera. Infatti il mio progetto finanziato dai clienti non ha nessun sostegno dai produttori o dai distributori, perché la gente potrebbe scoprire quanto guadagnano realmente alcuni.

Per maggiori informazioni www.amanzoni.com/kickstarter

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