L'organizzazione malavitosa potrebbe reclamare una tangente del 4% e intromettersi nell'assegnazione degli appalti della centrale in Calabria
POSCHIAVO - Mentre l’azienda elettrica Repower pianifica in Calabria una centrale a carbone, la ndrangheta potrebbe cercare di mettere le mani sull’affare. È quanto riferisce la “Südostschweiz” sulla base delle indagini del procuratore Anti-Mafia Nicola Gratteri.
La centrale è stata progettata dalla SEI S.p.A., una consociata della Repower che, nel tentativo di difendere l'investimento sul carbone, assicura che è pronta a cautelarsi contro pressioni e richieste sleali , attraverso “severi controlli” nell’aggiudicazioni dei lavori, nelle assunzioni e nella gestione, in ottemperanza al così detto “Patto di legalità”.
L’efficacia di questa certificazione è, però, contestata dagli oppositori alla centrale. Essi esigono una vigilanza serrata e un controllo “a monte” dei soci e collaboratori italiani dell’azienda quotata in borsa.
Ora il sostituto procuratore della repubblica di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, si dice certo che la Mafia reclamerà una tangente del 4% e che s’intrometterà nell’assegnazione degli appalti.
“Io commerciante se decido aprire un negozio in un comune” - ha esemplificato il noto magistrato che vive sotto scorta - “devo prima chiedere il permesso al capo mafia altrimenti il negozio non lo posso aprire. Sicuramente qualcuno andrà chiedergli una mazzetta del 4%. Sicuramente qualcuno andrà dirgli di chi dovrà eseguire i lavori di costruzione. Fino l’altro giorno era ancora così. La settimana scorsa è stato così. Da decine oramai da un secolo è stato così”.