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STATI UNITIArmi: nel mondo un morto al minuto, l'ONU negozia un trattato

03.07.12 - 22:49
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Armi: nel mondo un morto al minuto, l'ONU negozia un trattato

NEW YORK - A causa della violenza armata nel mondo muoiono 1500 persone al giorno: più di una ogni minuto. E migliaia di individui restano feriti o mutilati. Ogni anno 26 milioni di persone perdono tutto durante un conflitto armato. Del resto, ogni dodici mesi si producono 12 miliardi di pallottole e 8 milioni di armi di piccolo calibro, per un giro d'affari che supera i 60 miliardi di dollari.

È questo il quadro drammatico che emerge dall'ultimo rapporto di Amnesty International sul commercio mondiale di armi, una situazione con la quale si devono confrontare i delegati provenienti da ogni parte del mondo che oggi si sono riuniti al Palazzo di Vetro di New York. Al quartier generale dell'ONU ha preso infatti il via la Conferenza Internazionale incaricata di negoziare un trattato ad hoc, una sessione di lavori che durerà fino al 27 luglio e durante la quale i Paesi membri devono cercare l'accordo su un tema molto complesso.

Secondo quanto riporta Amnesty International, il 74% della produzione totale di armi è nelle mani di sei Paesi: Francia, Cina, Germania, Regno Unito, Russia e Stati Uniti. "I leader politici hanno l'opportunità storica di porre i diritti umani al di sopra degli interessi particolari e del profitto, regolamentando il commercio delle armi nel mondo", recita l'appello lanciato dai rappresentanti di Coalition Arms Control, che comprende organizzazioni - tra le quali Amnesty International e Oxfam - provenienti da 125 Paesi del pianeta.

La maggior parte degli Stati membri dell'ONU sembrano a favore di un documento forte. Ma i disaccordi rimangono parecchi. E non c'è alcuna certezza che i negoziati portino all'approvazione di un testo. Gli Stati Uniti per esempio hanno chiesto e ottenuto che il trattato venga votato all'unanimità, dando di fatto a chiunque la possibilità di bloccare il testo con il veto. Washington ha inoltre espresso diversi dubbi sulla proposta di vietare la vendita di armi nei Paesi dove esiste un rischio sostanziale di violazione dei diritti umani (fatto che impedirebbe alla Russia di fornire armi alla Siria), proponendo invece di rendere questo aspetto non vincolante e lasciato alla discrezionalità dei singoli Stati.

Attualmente non ci sono norme giuridiche internazionali che disciplinano in maniera esauriente il commercio mondiale di armi convenzionali, e gli attivisti ritengono che perché sia efficace, il Trattato deve chiedere ai Paesi di regolamentare in modo severo la vendita e il trasferimento di armi e munizioni. Per il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon l'obiettivo comune è chiaro: "Bisogna approvare un Trattato forte e giuridicamente vincolante con un impatto reale sulla vita di quei milioni di persone che soffrono le conseguenze di conflitti, repressioni e violenza armata". Un risultato che per Ban è "ambizioso, ma realizzabile".

Intanto si registra la "svolta pacifista" del gigante dell'informatica Google, che ha deciso di bandire dal suo motore di ricerca tutti i siti che si occupano di armi e di vietare la vendita di pistole, fucili da caccia e coltelli da Google Shopping.

 

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