Intervista a Stefan Meierhans, Mister Prezzi, sull'impennata dei costi della salute: «Chiedere uno sconto alla cassa malati? Perché no»
BERNA - Anche il prossimo anno i premi faranno un balzo avanti di circa il 4,5%. Una progressione continua e incessante che sta mettendo alle corde gli svizzeri. Dopo i rappresentanti degli assicuratori, abbiamo chiesto i motivi a Stefan Meierhans, il Sorvegliante dei prezzi, meglio conosciuto come Mister Prezzi.
Signor Meierhans, come mai questi aumenti appaiono inarrestabili?
Questi aumenti sono il riflesso dello sviluppo che vediamo sul fronte dei costi. Le cause sono legate al tipo del sistema sanitario svizzero, alle strutture tariffarie e agli incentivi a esse legate, alle decisioni o non decisioni prese dagli attori del sistema. Sono legate al comportamento dei fornitori di prestazioni, ma anche al nostro comportamento di consumatori. Sono convinto che abbiamo un problema veramente sistemico.
In che senso?
Nel sistema sanitario che abbiamo in Svizzera ognuno ha la sua responsabilità. C’è la responsabilità dei medici, quella degli ospedali, quella dell’industria farmaceutica. Ma anche noi cittadini possiamo fare molto per contenere la spesa sanitaria, anche noi giochiamo un ruolo.
Cosa possiamo fare nel nostro piccolo?
A livello assicurativo ognuno può scegliere il tipo di assicurazione che più gli conviene. Vi sono anche possibilità di risparmio, per esempio scegliendo un modello assicurativo con la telemedicina. Sono possibilità di scelta per le persone che fanno fatica a pagare i premi. Poi ci sono scelte a livelli di comportamento.
Quali possono essere?
È un consiglio che sembra forse un po’ semplice: ma vivere in modo sano è un primo passo. Inoltre anche quando c’è un problema si può fare molto. Per esempio evitando di andare al pronto soccorso come prima soluzione, ma per esempio in farmacia. I farmacisti hanno frequentato l’università per sei anni, ne sanno molto.
Prima parlava di modelli assicurativi, molti scelgono franchigie alte, non è un rischio?
È vero, quando uno sceglie questo tipo di assicurazione è importante che abbia questi 2’500 franchi in banca, per poter pagare quando c’è urgenza e quando c’è un problema. È una responsabilità personale non usare questi risparmi per fare altre cose. È vero che è un problema se qualcuno non va dal medico perché non ha messo in banca questi soldi, ma credo che la Svizzera sia un paese sviluppato e quando c’è la necessità ognuno riceve la cura di cui ha bisogno.
La politica invece, cosa dovrebbe fare?
Ci sono tante misure molto importanti, io ho contato circa 50 errori nell’architettura del sistema. Sbagli che fanno sì che i costi aumentino ogni anno. Le faccio un esempio tipico: i farmaci generici. Li paghiamo più del doppio rispetto al resto d’Europa, perché abbiamo un sistema di fissazione del prezzo diverso rispetto agli altri paesi. Già sette anni fa ho fatto una raccomandazione in tal senso, il Consiglio federale è d’accordo, ma in Svizzera ci vuole sempre molto tempo perché le cose cambino.
Tra le proteste che le arrivano, quelle sulle casse malati sono le più frequenti?
Nei mesi di settembre e ottobre è il tema numero uno, non nel resto dell’anno perché ci sono anche altri problemi. Però in questo periodo ricevo lettere ogni giorno, soprattutto da persone con uno stipendio abbastanza buono, ma che hanno famiglia e non ricevono sussidi dal Cantone. È lì il dolore più grande, questo mi fa male: quando qualcuno lavora ma non riesce a pagare i premi è in pericolo la coesione della nostra società.
Siamo obbligati a pagare la cassa malati, ma gli assicuratori spendono comunque soldi in pubblicità. Incide sugli aumenti?
Solo marginalmente, i grandi blocchi di costo sono piuttosto le tariffe degli ospedali, dei medici e delle medicine. Il 95% dei costi sono costi sanitari e solo il 5% sono costi amministrativi legati agli assicuratori. L’impatto è abbastanza limitato. Bisogna ricordare poi che le casse fanno pubblicità soprattutto per vendere le complementari, perché lì possono fare un profitto, sull’assicurazione di base non possono.
Però da fastidio...
Lo capisco bene, anche a me dà fastidio che, quando sono a cena con la mia famiglia, squilla il telefono e c’è qualcuno che vuole vendermi un tipo di assicurazione. E sull’elenco telefonico, vicino al numero, ho l’asterisco. Però il popolo ha deciso più volte che vuole un sistema con tante casse e anche questi inconvenienti immagino che siano legati alle decisioni del popolo.
Le assicurazioni pagano delle commissioni ai broker, se telefonassi direttamente a una cassa per affiliarmi potrei chiedere uno sconto?
Perché non provare? Io quando vado in albergo controllo il prezzo su internet, ma poi chiamo direttamente e chiedo se posso avere uno sconto. Sono convinto che ci sia sempre un potenziale di risparmio. Forse non per l’assicurazione obbligatoria, dove il premio è approvato dall’Ufficio federale della sanità pubblica, ma per le complementari c’è il libero mercato, anche lei può fare una telefonata e chiedere uno sconto.
È ipotizzabile un divieto generale di pubblicità per le casse malati?
Tutto è possibile per il parlamento nazionale, se lo vuole fare. Oggi i medici possono fare pubblicità solo in maniera ridotta, le bevande alcoliche non possono fare pubblicità in televisione. Capisco che la pubblicità sia molto visibile, ma l’impatto a livello dei costi non è così importante, non farebbe la vera differenza.