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L'OSPITEConsiglio direttivo del LAC: una faccenda solo maschile

05.10.17 - 17:52
Per il Comitato FAFTPlus, Chiara Simoneschi-Cortesi (presidente); Marialuisa Parodi (vice presidente)
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Consiglio direttivo del LAC: una faccenda solo maschile
Per il Comitato FAFTPlus, Chiara Simoneschi-Cortesi (presidente); Marialuisa Parodi (vice presidente)

Negli scorsi giorni il Consiglio direttivo del LAC ha nominato ulteriori tre membri che si aggiungono ai cinque già designati. Superando il numero minimo di sette membri, l'ente autonomo del centro culturale luganese può iniziare a operare. Peccato che su otto membri con profili e background diversi non ci sia neppure una donna, per di più in un ambito dove le professioniste di valore non mancano. Ma questo fatto non sembra inquietare nessuno, né i politici, né i mass media. FAFTPlus trova invece questo aspetto sconcertante ed esprime tutta la sua indignazione.

La leggenda racconta che è difficile trovare profili femminili per posizioni dirigenziali e apicali in campo tecnologico e scientifico, ma non pensavamo che questa storiella potesse essere adoperata anche in ambito culturale, dove le donne con curriculum ed esperienza d'eccellenza abbondano, sia nella Svizzera italiana, sia oltre Gottardo. Se poi si voleva il "respiro europeo", come è stato scritto, la scelta sarebbe diventata addirittura imbarazzante, sia dal punto di vista quantitativo, sia da quello qualitativo.

Ma quello che è sconcertante è che nessuno abbia sollevato la questione, né i politici, né gli osservatori politici. La nomina del consiglio direttivo del LAC, lo sappiamo, non è stata cosa facile, ma per riprendere l'incipit dell'articolo apparso sul Corriere del Ticino del 4 ottobre us "dopo due anni di discussioni, quattro sedute di Consiglio comunale, due ricorsi, una decisione del Governo, tre riunioni interpartitiche" ci lascia di stucco che nessuno abbia pensato all'opportunità e anche all'utilità di una rappresentanza femminile in questo ente che decide l'azione di un centro con grandi ambizioni nel panorama culturale nazionale e internazionale. Non è solo una questione di rispetto della rappresentanza di genere, ma anche una questione di sostanza; in un campo, quello culturale, dove la diversità, declinata nelle sue mille forme e dunque anche quella di genere, è fonte di ricchezza ed un antidoto contro l'omologazione.

Il tutto diventa ancora più assurdo quando si è potuto leggere che si è voluto "completare il Consiglio assorbendo un ventaglio di competenze variegato".

Noi ci chiediamo: com’è possibile che in questo "ventaglio di competenze variegato" non sia stata contemplata l’inclusione di profili femminili? Il nostro auspicio è che riparta la riflessione. Perchè, ci teniamo a ricordare, i posti assegnabili potevano e possono essere nove.

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