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L'OSPITEA Bellinzona la mobilità più che lenta è pericolosa

25.09.17 - 09:20
di Dario Zanetti
Tipress
A Bellinzona la mobilità più che lenta è pericolosa
di Dario Zanetti

Si parla spesso di mobilità lenta, per forza lenta data la mancanza di spazi. Si preferisce usare marciapiedi larghi e nemmeno sempre tali per disegnare le piste ciclabili a “prezzi scontati”.

Non servono architetti e ingegneri. Meglio lasciare tutto così, tanto le bici hanno sempre circolato.

E poi c’è l’UPI che non mi sembra che possa condividere quanto scritto sotto.

Io “usavo” l’UPI e mi ricordo che quando ho accettato il disallineamento dell’incrocio Via Vela/Via Lavizzari ero stato criticato da un noto municipale architetto dai colori forti e da allora ho sempre avuto problemi per eseguire un posteggio coperto, certo ci vuole una deroga ma non la devo pagare con permuta di terreno mio.

Comunque ci siamo lasciati in perfetto accordo ma nessun incidente è più successo grazie ai consigli dell’UPI.

L’ultimo caso nell’occupazione del marciapiede di Via Guisan verso l’Albergo Unione. Può servire per biciclette di scolari delle elementari e d’anziani come il sottoscritto ma non per le bici elettriche o per il ciclismo amatoriale. Queste bici devono transitare sulla strada parallela al fiume, è bella e lunga.

In Via Guisan si poteva almeno segnalare la pista o tutto a destra o tutto a sinistra per indicare lo spazio pedonale. In realtà si è allungato il transito pedonale, si proprio lui.

Conosco ancora bene la zona di Via Mirasole/Via Lepori il cui spazio auto/moto può sopportare sul suo sedime anche le piste ciclabili e non si capisce perché si voglia occupare i marciapiedi che non raggiungono nemmeno la larghezza di un metro, dove il minimo sarebbe un metro e mezzo.

Se si è potuto tracciare una bella pista ciclabile nella Via Pizzo di Claro e in Via Vallone, sarebbe possibile farlo anche nelle vie sopra-citate. Ma allora il personale poteva pensare semplice.

Altro esempio lungo la via Giuseppe Motta; perché non tolgono le auto posteggiate sull’ampio marciapiede per disegnare una vera pista ciclabile fino a Piazza Mesolcina e poi anche correggere la curva leggermente o togliere il transito dei veicoli pesanti. Il passaggio pedonale in Viale G. Motta andrebbe rivisto. Ma occhio a chi fa circolare il bus pubblico. C’erano delle soluzioni (vedi “semaforino”), taglio piante, restringere un pochino il marciapiede, ma il conflitto tra bus e mobilità lenta è li da vedere.

Almeno quattro volte hanno centrato i muri delle due case coinvolte, per fortuna non erano autisti delle PTT ma semplicemente ubriachi.

D’altronde di fuoriuscite di strada ci sono ancora e pure incidenti all’intersezione di Via Mirasole con Via Lepori. Un’auto è entrata nel mio giardino (ma anche nelle altre due case) e con l’allargamento del mio sedime, come sembra, arriverebbero diritti in casa.

La pista ciclabile ci starebbe sulla strada di Via Francesco Chiesa e non sui marciapiedi, come si circola ora.

Io in merito ho tutto una storia mia, vi posso dire che vorrebbero farmi una terza espropriazione, ma forse non è vero, ma non è certo da comprendere. Anche lì transitano bici sui marciapiedi. Perché il tratto stradale è largo, in curva, non più di un metro?

Ora sul marciapiede transitano i giovani, mentre le bici elettriche vanno sulla strada. Ma allora dov’è il pericolo sui marciapiedi o sulla strada?

Mi sono occupato della mia zona, dove sono nato, cresciuto, ma vorrei sapere di segnalazioni fuori dal mio comprensorio nella vecchia Bellinzona che sono apposto o invece non conformi, meglio non vi sembrano utili.

A Sementina Monte-Carasso e Giubiasco va bene, altrove non so.

Sui marciapiedi viaggiano i pedoni ed essi non sono fatti per disegnarci sopra le linee ciclabili. Così come le strade si possono invece trasformare in piste ciclabili conformi alle regole. Mi sa che chi si occupa della mobilità lenta, almeno a Bellinzona, è molto sensibile agli automobilisti oppure mancano i soldi per fare le cose serie.

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