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FRANCIAIl giudice costringe il piccolo Fañch a cambiare nome

13.09.17 - 19:48
I famigliari sono stati informati della decisione del giudice oggi via mail. «Non molleremo», replica il padre
Tipress
Il giudice costringe il piccolo Fañch a cambiare nome
I famigliari sono stati informati della decisione del giudice oggi via mail. «Non molleremo», replica il padre

PARIGI - La giustizia francese rifiuta che i genitori chiamino il loro bimbo Fañch, con il segno diacritico di tilde, molto usato in spagnolo. A rispondere picche, dopo quattro mesi di battaglia giudiziaria, è stato il tribunale di Quimper, in Bretagna.

I famigliari sono stati informati della decisione del giudice oggi via mail. "Non molleremo", replica il padre, citato da France tv Info, che ora studia la possibilità di un ricorso. L'11 maggio scorso, pochi giorni dopo la nascita del piccolo a Rosporden, nel dipartimento del Finistère, l'anagrafe rifiuta di convalidare il nome scelto dai genitori, Fañch appunto, con la 'n' tilde.

Una circolare del 23 luglio 2014 relativa allo stato civile elenca infatti i segni diacritici autorizzati dall'amministrazione francese e la 'ñ' non risulta tra questi. In un primo tempo il sindaco di Quimper ha chiesto ai genitori, entrambi bretoni, di cambiare nome, ma la pressione mediatica è tale che alla fine accetta autorizzando l'appellativo, che per giunta è di origine bretone.

Per l'occasione viene anche invocata una sentenza della Corte europea dei Diritti umani, secondo cui la «scelta del nome ha per i genitori un carattere intimo e affettivo» che riguarda la sfera privata. Ma la comprensione del sindaco evidentemente non basta e il procuratore della Repubblica porta il caso in tribunale.

In difesa dei genitori anche il Consiglio culturale di Bretagna: secondo quest'ultimo, la 'ñ' non va affatto considerata come straniera. Al contrario, viene usata «da secoli, in latino, in francese, in gallo, in bretone, in basco e non è appannaggio esclusivo del castigliano». "Pur essendo ormai scomparso dalla scrittura francese standard, fa comunque parte dei geni della lingua francese e continua a vivere nella tradizione scritta bretone, lingua del nostro patrimonio riconosciuta dalla costituzione", conclude l'organismo, chiedendo dunque di modificare la circolare del 23 luglio 2014.
 
 

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