Cosa hanno imparato dalla crisi idrica (finita ieri) gli abitanti del Locarnese? Un sacco di cose. Eccone alcune
CUGNASCO - È rientrata, finalmente, una delle allerte-potabilità più discusse della storia recente del Ticino. Ieri la Protezione civile del Locarnese ha comunicato che sì, l'acqua dei comuni di Cugnasco-Gerra, Lavertezzo e del quartiere Gerre di Sotto a Locarno è stata decontaminata. Finisce così un'odissea durata sei giorni, in cui a causa di un inquinamento da idrocarburi circa 5'000 persone non hanno potuto usare la doccia, cucinare, pulire casa.
Un incubo. Oppure no? «Abbiamo imparato ad arrangiarci, in fondo si è trattato soltanto di affinare un po' l'ingegno» spiega Francesco V., agricoltore di Cugnasco che assieme alla famiglia per una settimana si è «nutrito quasi esclusivamente di carne grigliata» racconta. La doccia? «L'abbiamo fatta ugualmente, e non siamo morti». La signora Alexia invece, per lavarsi, ha usato le bottiglie distribuite dalla Protezione civile: «Mi sono resa conto che per farmi la doccia ho bisogno dai due ai tre litri minimo, ci si rende conto di tante cose... e sopratutto di quanto sprechiamo, quanto siamo fortunati ad avere dell'acqua potabile in casa». Così anche Michela: «Con due bimbe – ci racconta – è stata dura, la tanica di cinque litri finiva in un batter d'occhio». Perché l'acqua, come ci dice Christine, è un bene che diamo per scontato, a cui siamo abituati: «Negli scorsi giorni mi è capitato di alzarmi per bere un po' d'acqua e spontaneamente stavo per aprire il rubinetto». In molti comunque non si sono lasciati intimorire da una doccia contaminata. Tra questi c'è chi sostiene che «alla fin dei conti il fumo fa più danni».
Poi c'è chi con l'acqua ci lavora, come gli esercizi pubblici che la utilizzano per lavare le stoviglie. Com'è andata? «Sono stati giorni pesanti» ci raccontano dall'Osteria Barera di Cugnasco, dove hanno optato per il lavaggio a mano: «Scaldavamo l'acqua delle bottiglie e poi la utilizzavamo per lavare i bicchieri».
E in molti parlano della tempistica nella comunicazione. «Ci ha lasciati un po' perplessi il fatto che abbiamo saputo dell'inquinamento appena sabato sera» spiega ancora Christine, che aggiunge: «Presumo che quel giorno ho fatto colazione bevendo un caffè alla benzina». Anche Fabrizio di Gerra Piano ci dice che «All'inizio le cose non erano molto chiare e fino a domenica sera ho fatto la doccia come se niente fosse, poi mi sono abituato al nuovo ritmo: andavo alla cisterna della protezione civile e razionalizzavo l'acqua che mi davano». Luca di Cugnasco ritiene, infine, che l'intolleranza nei confronti del «presunto allarme tardivo» sia «seccante: non si può sempre pretendere la luna».