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CHIASSO"Abbiamo scelto il sud del Ticino per pagare poco i dipendenti"

10.07.14 - 06:13
È la frase choc che una ticinese qualificata si è sentita dire durante un colloquio di lavoro: "Per un tempo pieno mi offrivano 1.500 franchi al mese"
Foto Colourbox
"Abbiamo scelto il sud del Ticino per pagare poco i dipendenti"
È la frase choc che una ticinese qualificata si è sentita dire durante un colloquio di lavoro: "Per un tempo pieno mi offrivano 1.500 franchi al mese"

CHIASSO – Un promettente colloquio via Skype si trasforma in un’arrabbiatura cocente. E nell’ennesima conferma di un triste teorema: il Ticino è sempre più meta di furbi. La vittima, stavolta, è una 39enne di Morbio Inferiore, qualificata e in cerca di un impiego di un certo prestigio come assistente di direzione o dell’ufficio del personale. La frase che si è sentita dire dopo avere avanzato le sue pretese salariali all’interlocutrice ha del clamoroso. “Lo stipendio che lei chiede è troppo alto. Noi abbiamo scelto di venire nel sud del Ticino per pagare poco i dipendenti”.

 

Solida esperienza - La ditta in questione si occupa di informatica. Ha sedi a Ginevra, a Zurigo, a Singapore, a New York e a Hong Kong. Di recente ha deciso di aprire una succursale anche nella Svizzera italiana, a Chiasso. “E io mi sono fatta avanti – spiega la 39enne di Morbio Inferiore –. Ho smesso di lavorare un anno e mezzo fa, in seguito alla maternità. Ora vorrei rientrare nel giro. Ho una solida esperienza, in passato ho lavorato in vari ambiti con ruoli di responsabilità, anche in quello della moda”.

 

Pretese eccessive - E infatti il colloquio via Skype con una delle responsabili dell’azienda, in collegamento da Ginevra, inizia alla grande. “Mi ha fatto subito capire di essere la candidata ideale, anche per il fatto che parlo bene l’inglese”. Quando però si arriva al discorso remunerazione i toni cambiano di colpo. “La signora mi ha detto che le mie pretese erano eccessive e che mi avrebbero offerto al massimo un salario di 1500-2000 franchi al mese per un tempo pieno”. Dopo qualche giorno, la 39enne riceve una lettera. “In cui mi comunicavano che la scelta era caduta su un altro candidato. Tutto questo è vergognoso”.

 

Segnalazioni e inchieste - L’episodio della ditta di Chiasso preoccupa Stefano Rizzi, presidente della Commissione tripartita in materia di libera circolazione delle persone. “È davvero desolante constatare come sempre più spesso si senta parlare di offerte salariali di 2.000 franchi mensili per un tempo pieno”. E aggiunge: “Ogni segnalazione è importante per la Commissione tripartita perché permette, assieme ad altri elementi, di decidere in quali settori svolgere le inchieste per eventualmente poi introdurre contratti normali di lavoro, come ad esempio recentemente avvenuto per gli impiegati di commercio nella consulenza aziendale”.

 

Minimi salariali - Luca Albertoni, direttore della Camera Ticinese di Commercio, è altrettanto determinato. “Il problema è che a queste ditte non importa nulla né del territorio, né delle associazioni economiche. Condanniamo su tutta la linea questo tipo di atteggiamento, si tratta di situazioni insostenibili. Ritengo giusto combattere queste situazioni con le misure d'accompagnamento dei bilaterali, quindi anche fissando salari minimi attraverso contratti normali di lavoro in presenza di abusi manifesti e ripetuti. ”.

 

Indizi inquietanti - Dal settore terziario, d’altra parte, arrivano segnali sempre più inquietanti. “Già da tempo – riprende Rizzi – la Commissione tripartita ha deciso di puntare i riflettori sul terziario. Recentemente il Consiglio di Stato ha introdotto un contratto normale di lavoro nel settore dell’informatica e la tripartita sta affinando in queste settimane il contratto per gli impiegati di commercio nelle fiduciarie. La contrattazione tra le parti sociali resta, tuttavia, la via maestra da perseguire anche in futuro. Quello attuale non è il tipo di sviluppo economico di cui ha bisogno il Ticino, per questo noi puntiamo su tecnologia, innovazione, internazionalizzazione e posti di lavoro con stipendi adeguati”.

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