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TICINOQuando gli elefanti entrano nella famiglia

04.10.10 - 11:40
La maggioranza delle famiglie nel nostro paese di disgrega lasciando morti e feriti sul campo. Vittime principali: i figli. Passano gli anni e la famiglia va sempre più alla deriva. E così lo Stato vi si intrufola come un elefante in una cristalleria...
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Quando gli elefanti entrano nella famiglia
La maggioranza delle famiglie nel nostro paese di disgrega lasciando morti e feriti sul campo. Vittime principali: i figli. Passano gli anni e la famiglia va sempre più alla deriva. E così lo Stato vi si intrufola come un elefante in una cristalleria...

Passano gli anni e la famiglia va sempre più alla deriva. La maggioranza delle famiglie nel nostro paese di disgrega lasciando morti e feriti sul campo. Vittime principali: i figli. Apparentemente è lo Stato a prendere in mano la situazione quando i genitori hanno smesso di amarsi. Allora la sua preoccupazione massima è quella di garantire il "bene dei minori": à tout prix. Al padre  si accollano i costi finanziari dell'operazione; ai figli (e non solo) i costi emotivi.

E così lo Stato vi si intrufola come un elefante in una cristalleria. Caccia i padri dalle case, toglie ai figli un genitore, in genere il padre (si "garantiscono"  4 giorni di visite al mese, madre permettendo), si stabiliscono alimenti secondo prassi cantonale dei Giudici del Tribunale d'appello e si definisce il "minimo vitale" per il maschio cacciato: franchi. 1200.- al mese (+ alloggio e cassa malati).

Sopra i cocci della famiglia un nuvolo di magistrati, avvocati e operatori sociali volteggiano nel cielo tempestoso, foraggiati ben inteso anche dallo Stato appena la famiglia è sul lastrico.

E' separazione, è divorzio: allora se non si è d'accordo con le sentenze del pretore si può sempre ricorrere. E ti rivolgi allo Stato per difendere un tuo "diritto" usurpato dallo Stato. E' un po' come ricorrere al boia per evitare l'impiccagione. Kafka insegna.

Appare evidente che tutti questi concetti filantropici e garantisti della legalità sono graziosa retorica istituzionale. Ancora recentemente, per bocca del Consiglio di Stato e dell'Osservatorio Cantonale della politica famigliare e delle Autorità tutorie siamo stati informati che nella famiglia ticinese "tutto va bene". Ciononostante quasi il 60% delle unioni si separa.

- Il 95% dei divorzi sono consenzienti - tuona, senza nascondere una certa fierezza, il capo Osservatore,  l'alto funzionario cantonale Roberto Sandrinelli. Cosa vada bene, non si sa. Ma lo si può intuire. L'olio cola abbondante sugli ingranaggi della fabbrica dei divorzi: un giro d'affari di decine di milioni che ungono il sistema e rafforzano lo Stato a spese del contribuente. Il cittadino è inerme, innocuo, imbavagliato, rassegnato. La macchina macina.

Quest'autunno, una mozione della Lega (denominata "Pari opportunità... anche per i padri" ) sarà sottoposta in discussione e votazione al Parlamento: si tratta di creare un ufficio delle questioni paterne, ufficio che si dovrebbe dedicare ad esempio di abolire le discriminazioni tra genitori o semplicemente di riuscire a far rispettare un diritto di visita o impedire che padri innocenti vengano allontanati dai figli con false accuse di pedofilia o a capire il nesso tra paternità mancata e violenza giovanile o quant'altro. Speriamo che il senso civico dei nostri parlamentari non ci faccia rimpiangere la perdita di quegli attributi che fanno del padre un padre, dell'uomo un uomo. Il Consiglio di Stato - per sua fortuna non sono tutti maschi - ha già dato il suo preavviso negativo. Forse nella testa dei nostri governanti si confondono ancora le questioni di pari diritti con le responsabilità dei genitori verso i figli.

A titolo preventivo e nell'attesa che lo Stato si tolga gli occhiali da spiaggia, perché non realizzare una campagna d'informazione sulle potenziali conseguenze catastrofiche di un divorzio? Non sarebbe sensato segnalare ai futuri padri a cosa vanno incontro sposandosi? Far capire, ad esempio, che si sarà in mano al libero arbitrio dei magistrati, dei funzionari di Stato e dei loro accoliti? Articolo 4 del CCS: "il giudice è tenuto a decidere secondo il diritto e l'equità quando la legge si rimette al suo prudente criterio..." Art. 253 del Codice di Procedura Civile Ticinese (CPC): "Il giudice non è vincolato dall'opinione dei periti. Egli pronuncia secondo la propria convinzione..." ecc.  Arbitrio assoluto: si tratta solo di trovare il vizio di forma pertinente, la sentenza originale del Tribunale Federale o di qualche consuetudine da far rispettare nel tuo caso specifico, oppure il "giudizio eccepibile" di un giudice emesso "secondo la propria convinzione". Per esempio i bambini svizzeri nati da matrimoni misti non hanno il diritto di rimanere in Svizzera tanto meno se vogliono stare col babbo nel loro paese d'origine, la Svizzera!

Come spiegarsi le parole rivolte frequentemente ai padri nelle preture, del tipo

"La vita ora gliela gestiamo noi".  Oppure "La metterò a pane e cipolla?" La Dignità calpestata dalla "Giustizia". Ma forse è sempre stato così.

Per cui sovente star zitti è l'unica strategia per superare il divorzio-choc. Nel divorzio regnano omertà, silenzio, vergogna. E' vero anche che si garantisce il diritto di ricorso. Ma sappiamo anche che la "Giustizia" ha i propri tempi e che i decreti cautelari sono immediatamente esecutivi - di rado viene concesso l'effetto sospensivo! Il cittadino deve far appello entro 10 giorni mentre la "Giustizia" lo evade in tempi indeterminati...!

Intanto campa cavallo che i figli crescono, soli.

Fondamentalmente il disegno occulto del nuovo ordine prevede una struttura sociale mono-nucleare, individualista, ermafrodita. Si incita alla dissoluzione dei principi che governavano la famiglia quali la solidarietà, l'amore, il dovere, la responsabilità. I genitori diventano unità uguali, omologati, omogeneizzati. I figli sono liofilizzati negli asili nido e indottrinati nelle scuole. Sono figli del neoliberalismo, dell'efficienza, della libertà condizionata, membri della classe consumatrice. Maschi o femmine, poco importa. Il padre fa il mammo, la mamma fa la businessman e tutti vissero felici e contenti.

E' il trionfo dell'homo oeconomicus. L'individuo non ha più diritto al genere, agli affetti, alla dignità, all'intimità. Concetti obsoleti, che avevano governato un'umanità che fu.
 

Indirizzi utili:

Mov. Papageno,
CP 1827 6830 Chiasso 1
 
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