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CANTONEChe succede al PLR?

05.03.13 - 19:28
In Svizzera annaspa a Zurigo, perde in Vallese e viene affossato con Minder. In Ticino, invece, ci si prepara alla riscossa. La ricetta di Cattaneo: "Lavoro, meno tasse e formazione"
Foto d'archivio (Tipress)
Che succede al PLR?
In Svizzera annaspa a Zurigo, perde in Vallese e viene affossato con Minder. In Ticino, invece, ci si prepara alla riscossa. La ricetta di Cattaneo: "Lavoro, meno tasse e formazione"

BELLINZONA - Il PLR svizzero non se la passa affatto bene. Minder è stato uno schiaffo che lascia il segno. Ma non solo. A Zurigo, nonostante i massicci investimenti per una campagna elettorale pagata oro, Marco Camin dovrà vedersela al ballottaggio per un posto in Municipio contro un candidato della sinistra alternativa. In Vallese Christian Varone è stato spazzato via dal ciclone Oskar Freysinger nelle elezioni per il consiglio di Stato vallesano di domenica scorsa.

In un'intervista apparsa oggi al Tages-Anzeiger, il successore di Fulvio Pelli, Philipp Müller, ha sdrammatizzato. "Con la mia nomina abbiamo più vinto che perso. Siamo "too big to fail" ha ironizzato il presidente del PLR svizzero che, sulla débâcle a livello locale ha preferito relativizzare. "Il ballottaggio va bene, purché vinciamo. La votazione di Zurigo è importante per il PLR svizzero, non c'è dubbio. Ma preferisco non immischiarmi nelle vicende dei colleghi del PLR zurighese. Noi non siamo un partito centralista".

Non sono neppure passati sei mesi dall'elezione di Rocco Cattaneo alla presidenza del partito avvenuta al Mercato Coperto di Mendrisio.

Presidente Cattaneo, si avvicinano le elezioni di aprile. Come sta il PLRT?
"Il morale è alto e siamo ottimisti. Di certo le elezioni comunali saranno la nostra cartina di tornasole. Il 14 aprile capiremo a che punto siamo e se andremo alle elezioni cantonali del 2015 con lo slancio giusto. Stiamo lavorando duro, il Partito marcia compatto e questo è senz'altro un aspetto positivo. Sabato sera alla “non stop” di Lugano sono arrivate 700 persone. La gente mi ha trasmesso tanto ottimismo e voglia di far bene. Anche a livello cantonale il gruppo parlamentare e l'Ufficio presidenziale stanno lavorando con impegno".

A livello federale il PLR svizzero si era schierato contro Minder, mentre il PLRT è stato l'unico ad esprimersi a favore...
"Abbiamo avuto la fortuna di essere stati gli ultimi ad esprimerci. Il Comitato ha percepito la tendenza in atto e ci siamo messi in linea con il popolo svizzero. Alla fine il risultato non mi è dispiaciuto".

E' vero che il PLR svizzero puntava alla bocciatura dell'iniziativa perché temeva un contraccolpo negativo per la piazza economica svizzera
"Sì, è vero. Ma guardi che all'interno del Partito il tema è stato molto dibattuto. E lo ha spaccato in due. E così è successo a PPD e UDC. L'iniziativa Minder è stato un ceffone al parlamento. A sbagliare sono state, innanzitutto, le due camere. L’errore è stato quello di impostare il controprogetto indiretto. E' stato approvato praticamente all'unanimità e poi smentito dal popolo. In un certo senso il popolo ha smentito i suoi rappresentanti. Il problema non è tanto quindi dei partiti, ma è stato a livello parlamentare. Il controprogetto è stato un errore".

Lei durante la conferenza stampa del "No" agli sgravi fiscali della Lega ha snocciolato dati preoccupanti sull'occupazione in Ticino...
"L'occupazione è uno dei problemi che al PLRT sta più a cuore. La più grande sfida è quella di riuscire a dare lavoro a tutti. A fine gennaio in Ticino erano 2200 i disoccupati nella fascia d'età tra i 18 e i 29 anni. Questo dato ci preoccupa molto".

Come fare per rinvigorire l'economia?
"Iniziando con l'amnistia fiscale, che cercheremo di rilanciare a livello parlamentare al più presto. E poi bisogna diminuire il peso fiscale. Il tema lo riproporremo ancora. Questo per stimolare le PMI a investire per creare nuovi posti di lavoro. E, infine, bisogna insistere sulla formazione. Dobbiamo fare in modo che essa sia conforme all'esigenza del mercato del lavoro. In Ticino sono troppi i diplomati che non trovano un posto di lavoro perché i loro diplomi non sono richiesti sul mercato".

Il Ticinese è confrontato con la concorrenza dall'estero, che è spietata. Ma cosa manca a una candidatura di un ticinese rispetto a quella di un frontaliere? E' soltanto una questione di prezzo?
"Bisognerebbe capire bene in che contesto lo straniero fa concorrenza al ticinese. Bisogna innanzitutto dire che i frontalieri svolgono la maggior parte di quei lavori che i ticinesi non vogliono più fare. Bisogna capire l'impatto effettivo dei frontalieri nel terziario. Il problema va risolto a livello sindacale e padronale”.

In che modo?
"Formazione, estensione a tutti i settori dei contratti collettivi di lavoro e sensibilizzazione. A parità di condizioni e di formazione, i datori di lavoro ticinesi dovrebbero dare la loro preferenza ai disoccupati ticinesi. E le associazioni padronali dovrebbero sensibilizzare tutti gli imprenditori su questo punto”.

Secondo lei Bertoli si sta muovendo nella giusta direzione?
"Mi sembra di capire che ci sia un certo ritardo e che il sistema sia in affanno. Questo perché non si riesce a seguire il mercato del lavoro e le sue esigenze. Abbiamo la fortuna di avere una scuola come la Supsi. E chi impara un mestiere può saltare sul binario accademico grazie a questa possibilità data dalla Supsi. Questa dualità va incentivata e stimolata".

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