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CANTONEArgo 1, le versioni discordanti: «Volontà di non sanare»

13.06.17 - 17:24
Sapevano o non sapevano i funzionari di un mandato finito fuori dai radar? C’è chi dice di sì
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Argo 1, le versioni discordanti: «Volontà di non sanare»
Sapevano o non sapevano i funzionari di un mandato finito fuori dai radar? C’è chi dice di sì

BELLINZONA - La sorpresa tenuta in caldo dalla sottocommissione vigilanza sul mandato Argo 1 è di quelle gustose: qualcuno all’interno della Divisione dell’azione sociale sapeva già dal 2015 che l’incarico alla società di sicurezza era gravato da un errore procedurale. Qualcuno aveva sollevato il problema della mancanza di una risoluzione governativa.

È il capo dell'Ufficio del sostegno sociale e inserimento Renato Scheurer ad aver ammesso questo davanti ai granconsiglieri incaricati di fare chiarezza: all’interno dell’amministrazione cantonale c’era chi si chiedeva come mai un mandato da 600mila franchi (che poi si sarebbe gonfiato fino a 3,4 milioni) non era supportato da una decisione formale del governo. Di questo problema il funzionario, ora esautorato proprio del settore dell’asilo, afferma che se ne sia discusso «più volte». E la sua versione, si legge, «è comprovata da altre dichiarazioni e dalla revisione del Controllo cantonale delle finanze».

È però diversa la versione del suo ex superiore, il già capo della Divisione dell’azione sociale Claudio Blotti: l’allora alto funzionario ha negato di essere stato a conoscenza dei problemi formali del mandato. Una versione che stride con quella del suo sottoposto e alla quale, pur se non espressamente, faticano a credere i commissari. Basti pensare che nelle conclusioni parlano, senza tanti condizionali, di «consapevolezza del non rispetto delle procedure (volontà di non sanare)». Una tegola per l’ex manager pubblico.

Non resta che attendere settembre: se ulteriori approfondimenti, forse di competenza solo di una commissione parlamentare d’inchiesta, portassero a smentire la versione di Blotti, le ripercussioni potrebbero toccare anche i vertici del Dss. Infatti, sullo scalino immediatamente superiore c’è il direttore del Dipartimento della sanità e della socialità: Paolo Beltraminelli che, sia davanti al Gran Consiglio sia davanti alla sottocommissione, ha anche lui affermato che, dopo la firma, non ha più saputo niente di quel mandato smarrito tra le pieghe di un settore delicato e reso ancor più teso dall’urgenza. 

 

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