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CANTONE«In Italia nessuno vuole firmare l'accordo prima delle elezioni»

07.06.17 - 18:24
L'imminente appuntamento elettorale a Roma potrebbero ritardare la firma italiana. Un ritardo conforta chi potrebbe pagare fino a due stipendi in tasse
Keystone
Nel febbraio del 2015 venne firmato a Milano l'accordo preliminare
Nel febbraio del 2015 venne firmato a Milano l'accordo preliminare
«In Italia nessuno vuole firmare l'accordo prima delle elezioni»
L'imminente appuntamento elettorale a Roma potrebbero ritardare la firma italiana. Un ritardo conforta chi potrebbe pagare fino a due stipendi in tasse

«Questa decisione ci coglie impreparati, rimaniamo stupiti sia come sindacato che come consiglio sindacale interregionale», commenta Sergio Aureli, responsabile frontalieri di Unia/Uss e vicepresidente del Consiglio sindacale interregionale. Anche per i sindacati la decisione del Governo di ritirare l’obbligo di casellario, così da facilitare il nuovo accordo fiscale per i frontalieri, è un fulmine a ciel sereno. «Il Consiglio di Stato ha preso la decisione basandosi sulla questione economica», commenta. Infatti ciò rappresenta un aumento delle entrate fiscali ticinesi. Il dubbio di Aureli, però, è su quella che sarà la reazione da parte italiana: «È chiaro che tocca all’Italia rispondere, dovrà dire se vi sono altri ostacoli oppure no». Ed è qui che il sindacalista ha qualche dubbio: «L’agenda politica italiana prevede le elezioni a breve, non credo che per qualcuno sia interessante firmare l’accordo in questo momento». Si andrebbe infatti a minare un bacino elettorale che non è rappresentato solo dai frontalieri, ma da tutta la loro rete familiare e di conoscenze.

Perché l’accordo fiscale piace così poco ai frontalieri? Non piace perché pagheranno più imposte. Ma quante? «Per ora abbiamo fatto solo delle proiezioni. Per i salari sotto i 30mila franchi l’impatto sarà basso, in alcuni casi indolore. Per chi percepisce oltre 70mila franchi, invece, avrà una rilevanza non indifferente: si potrebbe arrivare a pagare anche uno stipendio e mezzo o due», spiega Aureli. Motivo per cui l’obiettivo dei sindacati è un’introduzione il più graduale possibile dell’accordo: «Almeno 10-12 anni. Bisogna pensare che molte persone hanno pianificato tutta la propria vita su un certo reddito. Cose come il mutuo o l’università dei figli. Se crei un nuovo sistema di tassazione in cui il reddito netto diminuisce, ci deve essere un’entrata in vigore graduale su un arco di tempo il più lungo possibile», conclude Aureli. Un processo che andrà fatto dalla politica italiana, dove i frontalieri si troveranno tassati con i medesimi standard dei lavoratori italiani, i quali però godono di altre protezioni, i quali non subiscono il rischio di cambio e non devono recarsi all’estero per lavorare.

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