L'aumento delle revoche dei permessi insospettisce alcuni deputati che interrogano il Consiglio di Stato
BELLINZONA - A quanti bambini e bambine svizzeri è stato espulso il papà? È la domanda che Giorgio Fonio, Maurizio Agustoni e Lorenzo Jelmini pongono al Consiglio di Stato facendo riferimento agli 8 permessi al mese (di media) che negli ultimi tempi vengono revocati o non rinnovanti in Ticino.
A essere toccati, secondo i granconsiglieri, sarebbero non solo i beneficiari di permessi B ma anche coloro che avevano un permesso di domicilio.
«Per quanto a noi noto - scrivono i firmatari dell'interrogazione - negli ultimi anni si è verificato un aumento delle revoche (almeno in termini assoluti) tanto è vero che nel 2013 le revoche di permessi erano state 43 mentre nel 2015 sono salite a 81».
Tra le persone a cui è stato revocato il permesso di dimora/domicilio sembrano esserci dei genitori (stranieri) di bambini svizzeri (p.es. perché l'altro genitore è svizzero). Sembra peraltro che le revoche (e successive espulsioni) siano perlopiù motivate da ragioni economiche, ovvero dal fatto che il genitore straniero è al beneficio dello stato sociale.
«Il diritto del bambino a vivere con i propri genitori, oltre a una logica di diritto naturale, costituisce uno degli obiettivi sociali della nostra Confederazione - segnalano tuttavia i granconsiglieri - ed è pure sancito dalla Convenzione sui diritti del fanciullo del 20 novembre 1989», prosegue l'interrogazione. Per i firmatari, insomma, a parte particolari eccezioni, privare un bambino svizzero di uno dei genitori «perché quest'ultimo non ha più un lavoro è una decisione estremamente delicata che dovrebbe essere soggetta alle più severe condizioni».
Al Consiglio di Stato vengono quindi poste le seguenti domande: