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CANTONE / SVIZZERALingue nazionali, "le competenze cantonali non si toccano"

02.09.15 - 18:41
Non è stato dato seguito a due iniziative parlamentari che intendevano promuovere l'apprendimento di una seconda lingua nazionale fin dalle elementari, anteponendo questo idioma all'inglese
Foto Ti-Press
Lingue nazionali, "le competenze cantonali non si toccano"
Non è stato dato seguito a due iniziative parlamentari che intendevano promuovere l'apprendimento di una seconda lingua nazionale fin dalle elementari, anteponendo questo idioma all'inglese

BERNA - Le competenze cantonali in materia di insegnamento, specie delle lingue, non si toccano. È con questa motivazione che la Commissione della scienza, dell'educazione e della cultura del Consiglio degli Stati (CSEC-S) non ha dato seguito a due iniziative parlamentari che intendevano promuovere l'apprendimento di una seconda lingua nazionale fin dalle elementari, anteponendo questo idioma all'inglese.

Le iniziative parlamentari sono state elaborate e approvate nel dicembre 2014 dall'omologa commissione del Consiglio nazionale in reazione alla decisione di alcuni cantoni svizzerotedeschi di voler posticipare l'insegnamento del francese per evitare di gravare eccessivamente gli allievi più piccoli.

Alla luce delle tergiversazioni dei cantoni, la CSEC-N si è quindi decisa a coinvolgere maggiormente la Confederazione in materia di insegnamento delle lingue nazionali durante la scolarità obbligatoria.

La prima iniziativa parlamentare prevede che l'apprendimento di una seconda lingua nazionale inizi al più tardi due anni prima della fine delle scuole elementari. La seconda iniziativa insiste sul fatto che la prima lingua straniera a essere insegnata debba essere una lingua nazionale. Per molti cantoni tedescofoni ciò significherebbe dare la precedenza al francese invece dell'inglese. Le iniziative mirano a modificare l'articolo 15 della Legge sulla lingue.

La CSEC-S ha respinto i due testi, sostenendo di voler preservare le competenze cantonali in materia e confidando su un intervento della Confederazione qualora i cantoni non riuscissero a mettersi d'accordo per coordinare maggiormente l'insegnamento delle lingue straniere, indica una nota odierna dei servizi parlamentari.

Una minoranza della CSEC-S ha invece sostenuto le due proposte: le iniziative prese in diversi cantoni svizzero tedeschi volte a posticipare l'insegnamento del francese dimostrano che gli sforzi di armonizzazione compiuti sinora sono rimasti senza effetto.

Stando al compromesso raggiunto dalla Conferenza dei direttori cantonali della pubblica educazione (CDPE), l'insegnamento di una seconda lingua nazionale deve avvenire sufficientemente presto, in modo da poter disporre di solide basi alla fine della scuola dell'obbligo.

L'attuale modello 3/5 prevede l'apprendimento di due idiomi "stranieri" durante la scuola primaria: una seconda lingua nazionale e l'inglese. Nulla viene detto sull'ordine di introduzione dell'insegnamento, anche se nei cantoni tedescofoni l'inglese ha la precedenza. Tale compromesso integra il concordato HarmoS, entrato in vigore nel 2009, volto ad armonizzare l'insegnamento obbligatorio tra i cantoni.

La polemica sulle lingue è sorta dopo che Turgovia e Nidvaldo si sono detti favorevoli alla soppressione dell'insegnamento del francese alla scuola elementare. Nel marzo scorso, tuttavia, gli elettori di Nidvaldo hanno deciso di non relegare il francese nella scuola secondaria. Di fronte agli attacchi al concordato HarmoS, il consigliere federale Alain Berset si è detto pronto ad intervenire per far rispettare gli accordi presi.

Visto il no della CSEC-S, l'omologa commissione del Nazionale dovrà riesaminare i due testi.

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