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LOCARNOL'UDC si chiede: "Ticino, provincia d'Italia?"

24.01.15 - 20:07
A quasi un anno dal 9 febbraio, sulla questione frontalieri l'UDC nazionale lascia ai cantoni libertà di azione
L'UDC si chiede: "Ticino, provincia d'Italia?"
A quasi un anno dal 9 febbraio, sulla questione frontalieri l'UDC nazionale lascia ai cantoni libertà di azione

LOCARNO - "La popolazione ticinese e l'UDC hanno spesso la stessa opinione", ha osservato il presidente dell'UDC Toni Brunner che oggi, sceso a Locarno insieme ai delegati da tutta la Svizzera per l'assemblea nazionale, ha riconosciuto ancora una volta il Sonderfall Ticino, cantone che più di tutti ha espresso il suo disagio, lo scorso 9 febbraio, in occasione della votazione sull'iniziativa contro l'immigrazione di massa.

Il tempo scorre veloce. E' passato quasi un anno da quella votazione, ma finora non è successo nulla. Da Davos, il Consigliere federale ha dichiarato di non essere sicuro che sui bilaterali si possa trovare una soluzione entro il 9 febbraio del 2017, data di scadenza dell'iniziativa popolare UDC approvata dal popolo svizzero. Un segnale non incoraggiante, soprattutto per la credibilità nei confronti del Consiglio federale, chiamato a rispettare la volontà del popolo.

In tutti i casi oggi il presidente dell'UDC cantonale, Gabriele Pinoja, ha presentato ai suoi colleghi di partito confederati il suo cantone come "quasi una provincia italiana", con tanto di Ticino segnato nella cartina con un bel tricolore. Un manifesto in cui l'UDC ticinese, insieme ad Area Liberale e UDF, si dice "contro gli attacchi continui alla nostra piazza finanziaria", "contro il licenziamento di manodopera locale sostituita da quella straniera", "contro l'abbassamento della qualità della vita di chi vive il territorio a favore dei diktat dell'UE". Nell'altro manifesto, con un Ticino questa volta rossocrociato, si legge: "Per il rispetto della decisione popolare del 9 febbraio 2014. Per l'applicazione della nostra iniziativa "Prima i nostri" in difesa del nostro Cantone. Per la protezione dell'identità ticinese e dei diritti di chi abita in questo territorio".

C'è un particolare che non passa inosservato. Nel secondo slogan "contro", ossia quello contro la sostituzione della manodopera locale non viene indicato "il frontaliere", bensì il più generico "straniero". Una posizione ambigua dovuta forse al fatto che l'UDC nazionale, sul contingentamento dei lavoratori frontalieri non ha mai dimostrato di avere una posizione netta, paragonabile a quella leghista? Il presidente Toni Brunner, ai microfoni della radio della Svizzera italiana, ha spiegato che l'UDC ritiene che su questo punto i cantoni dovrebbero avere un margine di manovra sufficientemente ampio per poter decidere come agire. Anche perché in Ticino la situazione non è la stessa di Basilea o del Lago Lemano o di Costanza. In tutti i casi, ha aggiunto, il Ticino sulla questione dovrebbe poter dire la propria e quindi avere la facoltà di porre un limite al numero di permessi di lavoro rilasciati ai frontalieri. 

Il tempo, intanto, passa.

 

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