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BRUSIOQuello di Brusio fu un "delitto d'impeto"

22.01.14 - 18:30
Questa la conclusione dei consulenti di cui si è avvalsa la difesa
Ti-Press (archivio)
Quello di Brusio fu un "delitto d'impeto"
Questa la conclusione dei consulenti di cui si è avvalsa la difesa

BRUSIO - Nessuna premeditazione, fu un delitto d'impeto. A queste conclusioni sono giunti oggi i tre consulenti di cui si è avvalsa la difesa del moldavo Ruslan Cojocaru, ritenuto il presunto killer di Gabriella Plozza e Gianpiero Ferrari, i coniugi freddati nella loro azienda nell'autunno del 2010.

La prova del Dna - come si legge sulla Rsi - non sarebbe schiacciante, come non ci sarebbe nessuna certezza sulle armi usate. Analizzando la scena del crimine, l'unica cosa che emerge è che quello che si è consumato a Zalende nel novembre del 2010 non fu un delitto premeditato.

 

La difesa si è avvalsa di un legale esperto in Dna e un criminologo per smontare l’accusa che vuole il moldavo presunto esecutore materiale e il valtellinese Ezio Gatti presunto organizzatore del delitto.

 

Si è poi parlato anche di rogatoria. L’ex autotrasportatore poschiavino – coindagato in Italia e Svizzera per omicidio e reati fiscali - non si è presentato in aula, nonostante la legge italiana garantisca l’incolumità a chi testimonia su fatti avvenuti prima della citazione. Per questo la Corte ha accolto la richiesta di demandare all’autorità svizzera il suo interrogatorio che avverrà a Samedan nelle prossime settimane.

 

Il grigionese ebbe rapporti sia con l’imputato Ezio Gatti - al quale aveva venduto un semirimorchio senza mai consegnarglielo - sia con i Ferrari, ai quali aveva consegnato i mezzi di trasporto che era riuscito a salvare dal proprio fallimento nella speranza di avviare una nuova attività. Ma il business non andò a buon fine.

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